Milano, 4 lug – Gli emiri del Qatar non sono interessati semplicemente al finanziamento di progetti e all’acquisizione di strutture. Non si concentrano soltanto sul mero sostegno economico per la costruzione di moschee e madrase (scuole coraniche). In Europa si muovono come una piovra che allunga i tentacoli ovunque ci sia odore di affari, soprattutto quando la situazione è propizia. Ed è in particolare dove regna il caos che la situazione è favorevole, come astutamente evidenziava il “Grande Timoniere” Mao.
Le manovre dei timonieri in questione, odorano spesso di spregiudicatezza. Non amano muoversi in modo felpato, di solito anzi fanno un gran baccano e non sempre, forse proprio per questo, portano la palle in meta. Ma non stupisce che uno degli obiettivi della loro azione sia l’acquisto del Milan. Non è la prima volta volta che la longa manus del Qatar afferra una società di calcio europea, da anni infatti assistiamo a sponsorizzazioni (vedasi il Barcellona) e a mosse ancor più significative (vedasi l’acquisto del Paris Saint-Germain). In questo caso però il possibile nuovo proprietario del Milan non sarà Nasser Al-Khelaïfi, presidente del Qatar Sports Investment e del club di Parigi.
Obiettivo Italia
Stando alla notizia diffusa da AndKronos, i vertici del club rossonero dovrebbero incontrarsi oggi a Milano con un altro qatariota, probabilmente un rappresentante della Qatar Investment Authority. Si parla però anche di un intervento diretto del Fondo sovrano dell’emirato, che potrebbe così porre fine alla breve parentesi del fondo Elliot. Sarebbe dunque il terzo proprietario straniero (in principio furono i cinesi) del Milan. Non è un fulmine a ciel sereno, visto che nei mesi scorsi era già circolata la voce di un interessamento del Qatar, pronto appunto a rilevare il Milan.
Stavolta però potrebbe esserci una svolta, nonostante la smentita che secondo Libero sarebbe arrivata dalla dirigenza rossonera. Lo stesso quotidiano conferma tra l’altro un interessamento del Qatar per “l’Italia”, ma anche questa non è certo una novità, visti i tentativi fatti con la Roma. D’altronde, come noto, agli emiri interessa entrare dalla porta principale dei settori chiave occidentali. Poco importa quale sia la porta e quali colori vi campeggino.
Eugenio Palazzini