Roma, 9 mar – Si chiama “Sistema pubblico di identità digitale“, ma per tutti è già conosciuto con il suo acronimo: Spid. E’ il nuovo “Pin” unico della pubblica amministrazione, che partirà il prossimo 15 marzo e promette di rivoluzionare i rapporti burocratici Stato-cittadino.
Tramite lo Spid, è la promessa, molti dei servizi che oggi richiedono la presenza fisica presso un qualche ufficio potranno essere richiesti o svolti direttamente da casa, dal proprio computer. Spid si compone infatti di un nome utente e una password e rappresenterà l’alter ego – appunto l’identità digitale – di ciascuno di noi. Per ora, spiegano dal ministero della pubblica amministrazione, sono 300 i servizi cui si potrà accedere, ma entro giugno se ne aggiungeranno altrettanti. Rapporti con il fisco, prenotazioni sanitarie, certificati on-line, Imu e Tasi, iscrizione alle scuole e tanto altro ancora: è vastissima la platea potenziale, anche se per ora limitata a pochi utenti. L’obiettivo del governo è fornire lo Spid ad almeno 6 milioni di cittadini quest’anno, per raggiungere poi l’obiettivo dei 10 milioni con il 2017.
Complesse e articolate le procedure, che si sostanziano in tre diversi livelli di sicurezza. Per le prestazioni più basilari basteranno nome utente e password, per altre verrà invece fornita una password “usa e getta” generata sul momento, mentre per i servizi destinati ai professionisti sarà necessaria una smart card.
Per ottenere lo Spid bisogna rivolgersi ad una delle tre società incaricate della gestione: Tim, Poste Italiane e InfoCert. Occorrerà fornire la propria anagrafica e, almeno in prima battuta, procedere poi – come già in molti hanno fatto con procedure analoghe, ad esempio il fascicolo sanitario elettronico – con la conferma “de visu” tramite esibizione del proprio documento o, per chi ne è in possesso, convalida con carta d’identità elettronica o firma digitale.
Nicola Mattei