Roma, 11 nov – Puntuale come un orologio svizzero, torna la catena di Sant’Antonio sul divieto di utilizzare i nostri dati imposto dagli utenti a Facebook tramite un bizzarro “avviso”.
Si tratta di uno status che gira su vari profili e che ogni sei mesi circa torna a circolare. L’ultima versione prevede anche una postilla per rafforzare il concetto, che è la seguente: “CE LO STANNO CONSIGLIANDO TUTTI GLI AVVOCATI. Se lo dice la finanza di metterlo…”. Dove lo dice la finanza? E quali avvocati consigliano una cosa simile? Non si sa. Comunque, questo è il testo dell’avviso:
ATTENZIONE
A partire da oggi, XXXXX, alle XXXX ora italiana, non concedo a Facebook (e/o agli enti associati ad esso) il permesso di usare le mie immagini, informazioni o pubblicazioni, sia del passato che del futuro.
Per questa dichiarazione, ricordo a Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire o intraprendere qualsiasi altra azione contro di me, (in base a questo profilo e/o il suo contenuto).
Questo profilo contiene anche mie informazioni private e riservate. La violazione della privacy può essere punita dalla legge (UCC 1-308-1 1 308-103 e lo statuto di Roma).
Nota: Facebook è ora un’entità pubblica x cui tutti i membri dovrebbero pubblicare una nota come questa sul loro profilo personale.
Se preferisci, puoi copiare e incollare questa versione.
Se non pubblichi questa dichiarazione (almeno una volta), per tacito “silenzio-assenso” permetterai l’uso delle tue foto, così come le informazioni contenute nei tuoi “aggiornamenti di stato” del profilo.
Non condividere!… Devi copiare e incollare!
Si tratta di una goffa traduzione letterale (può avere valore legale un testo in cui “per cui” è scritto “x cui”?) di un post simile a lungo circolato sui profili in lingua inglese di Facebook, che peraltro riporta articoli e leggi che non riguardano l’Italia.
Quando lo status fece la sua prima apparizione, Facebook aveva in effetti iniziato ad avvisare i suoi iscritti sull’imminente introduzione di alcune nuove regole legate alla privacy. Ovviamente, quali che siano le politiche del social network sulla protezione dei dati personali – in effetti spesso piuttosto opache – il fatto che noi mettiamo o non mettiamo uno status “diffidando” Facebook dal fare qualcosa non cambierà nulla.
Il permesso a Zuckerberg di usare i nostri dati, del resto, lo abbiamo dato iscrivendoci a Facebook e sottoscrivendo le condizioni di utilizzo, in cui è spiegato chiaro e tondo che l’azienda utilizzerà foto e dati personali più o meno come meglio crede.
Facebook, infatti ha l’approvazione degli utenti – di tutti gli utenti, anche quelli che lo hanno “diffidato” con uno status ad hoc – per concedere alle i loro dati a fini commerciali. Una volta completata l’iscrizione, l’utente accetta che Facebook possa monitorare la sua attività di navigazione sul web dal momento in cui compie il login al sito.
A fronte di tutto ciò, i nostri post sul fatto che “non concediamo” qualcosa al social network che stiamo utilizzando ha lo stesso valore di chi avesse il telefono sotto controllo e pensasse di essere al sicuro semplicemente “non concedendo” vocalmente agli spioni il permesso di ascoltarlo.
Roberto Derta