Roma, 16 lug – C’è l’epopea del limes, il confine fra civiltà e barbarie. Una storia di vicende politiche e militari ma, anche, personali e squisitamente quotidiane. Quelle, ad esempio, della vita di tutti i giorni dei legionari di stanza al Vallo di Adriano, ultimo avamposto di Roma nell’estremo nord dell’allora Britannia.
Siamo a Vindolanda, importante forte fatto costruire da Gneo Giulio Agricola nel 79 d.C (al termine della conquista dell’isola, quindi ben prima della costruzione del Vallo di Adriano che risale al 122 d.C.) e situato a metà strada fra Newcastle e Carlisle. Gli scavi, cominciati negli anni ’30 del secolo scorso e attualmente ancora in essere, hanno di recente portato ad una straordinaria scoperta: 25 tavolette in legno di betulla risalenti indicativamente alle prime fasi di costruzione del confine fortificato, sulle quali il decurione di cavalleria Masclus ha vergato di suo pugno alcune richieste ufficiali da inoltrare a Roma. Dalle richieste di rifornimenti di birra per allietare gli umori dei soldati a qualche periodo di licenza per godersi un po’ le ferie: il contenuto delle tavolette – arrivate fino a noi perché, a differenza delle “classiche” incerate, il legno ha indubbiamente maggiore resistenza ai segni del tempo – racconta molto delle piccole vicende quotidiani dei legionari al fronte, una pagina di storia ancora poco conosciuta.
Non è la prima volta che le ricerche archeologiche al Vallo di Adriano restituiscono queste importanti testimonianze. La prima grande scoperta risale al 1992, quando vennero ritrovate altre 100 tavolette recanti sia comunicazioni formali che istruzioni operative, ma anche – come nel caso della scoperta del mese scorso – lamentele per il freddo e racconti di feste di compleanno improvvisate.
Nicola Mattei