Roma, 4 ott – Riuscirà mai, il Pil, a tornare alla cifra tonda? E che non sia lo 0%? Dopo il clamoroso errore di previsione per quest’anno – doveva essere +1,6%, sarà circa la metà – anche il 2017 si apre con le prime problematiche sulle stime.
A lanciare l’allarme sono l’Ufficio parlamentare di Bilancio e Banca d’Italia, impegnati in questi giorni a valutare le prime bozze della legge finanziaria. Secondo i tecnici governativi, gli impatti delle misure scelte dal governo sono sovrastimati. Vale per la disattivazione della clausola di salvaguardia Iva, che permetterà di evitare il rialzo automatico dell’imposta, ma che non é detto genererà gli effetti attesi: a parte il tempo necessario (e possono passare mesi) per il “trasferimento” di una scelta fiscale all’economia reale, l’intervento non si sostanzia in una riduzione dell’Iva, per cui attendersi maggiori acquisti non é scontato. E vale anche per la spesa in deficit, la cui riduzione (-0,5%) non é detto generi l’effetto espansivo (+0,1%) desiderato. Anzi, semmai dovrebbe essere il contrario: più deficit, più effetto moltiplicatore. Ma in tempi di austerity ogni ragionamento, pur logico, di stampo keynesiano, é bandito. Il risultato? Se per i prossimi dodici mesi la crescita del Pil avrebbe dovuto attestarsi attorno al +1%, viste le criticità é lecito ipotizzare qualche decimale in meno. Con effetti a cascata: senza crescita sostanziosa soffre il debito, che decresce in percentuale (il rapporto debito/Pil dipende principalmente dal secondo) meno di quanto previsto, idem per quanto riguarda il deficit e, in concatenamento, tutte le scelte che saranno fatte da qui alla finanziaria 2018.
E il bello é che l’anno non é ancora cominciato. Per le prossime revisioni al ribasso, anche in corso d’opera e pure a posteriori, c’é ancora tempo.
Filippo Burla