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Patrioti per l’Europa, l’armata brancaleone guidata da Orban

by Stelio Fergola
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Roma, 8 lug – Patrioti per l’Europa, il gruppo fondato da Viktor Orban che promette di essere il terzo numericamente all’Europarlamento, nasce già con tanti e troppi handicap. Che non riguardano, sia ben chiaro, il premier ungherese. Almeno per il momento. Budapest ha un curriculum politico di tutto rispetto rispetto a quelli imbarazzanti di Roma, Parigi, Madrid e prossimamente – opinione personale – anche Berlino. Nonostante sia un pesce dalle potenzialità ben inferiori…

Patrioti per l’Europa, Orban tenta l’impossibile: dare una strigliata alle mortifere destre europee

Ovviamente dovremo prima di tutto verificare chi aderirà, perché al momento di certezze ce ne sono poche. Tra quelle confermate c’è la Lega di Matteo Salvini, la stessa che ha abbandonato tutte le lotte dichiarate anti-europee mantenendo un’ostilità formale all’immigrazione di massa e una polemica sterile contro Bruxelles quasi sempre più parolaia che fattuale. Poi c’è Vox, in Spagna, che ha seguito lo stesso percorso del Carroccio. Il Rassemblement national ancora non ha confermato ufficialmente la sua adesione ma dovrebbe esserci: questi ultimi, senza mai essere stati al governo, hanno tirato i remi in barca su Ue ed euro addirittura dal 2017, dopo la prima sconfitta presidenziale di Marie Le Pen, lasciando similmente al Carroccio spazio alle polemiche anti-immigrazioniste. Cosa rimane? Alternative für Deutschland, ovviamente. Attualmente, il partito tedesco è l’unico rimasto più ancorato all’euroscetticismo “estremo”, perfino più di quanto abbia fatto Orban, che con l’Ue è spesso polemico ma nell’Ue purtroppo vive (anche se decisamente non prospera). Ma AfD è ancora 16% “scarso” dei consensi, insomma, ancora non dà troppo fastidio: al 20 ne riparleremo. C’è il Partito per la Libertà olandese di Geert Wilders. E infine il Vlaams Belang belga e il Dansk Folkeparti (Df) danese. Pesci ancora piccoli…

Armata Brancaleone?

Difficile a dirsi, chiaramente, ma le premesse non sono le migliori. In Francia, come abbiamo ricordato più volte, le sedicenti pericolosissime onde nere “du droit” si sono acquietate con largo anticipo. Salvini e la Lega sono stati gravemente puniti dagli elettori proprio per le loro marce indietro. Olanda, Belgio e Danimarca sono realtà troppo piccole e ancora confuse. Vox è “francese” e al tempo stesso “italiano”, oltre che spagnolo, se dobbiamo far fede alle loro impostazioni. Impauriti e deboli che “vorrebbero ma non possono” oppure “non vorrebbero” senza dirlo. Nessuno legge nel pensiero, quindi è inutile porsi il dilemma. Orban, al momento, è una certezza. È davvero l’unico che, da forza governativa “pluridecennale” e plurisostenuta nel proprio Paese, abbia realmente cercato – con qualche limite inevitabile – di promuovere una politica discontinua. Sulla guerra, sull’immigrazione, sulle stesse direzioni politiche in Ue. Ovviamente, non leggiamo nel pensiero neanche del premier ungherese. Chissà cosa si è messo in testa. Essere smentiti, in ogni caso, sarebbe una lietissima novità.

Stelio Fergola

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