Roma, 2 apr – Israele attacca l’Iran? Non direttamente sul territorio, perché nel confuso Medio Oriente del 2024 gli scontri continuano ad essere “paralleli” (a parte quello, massacrante, a Gaza tra Hamas e la stessa Israele), e gli attori non fanno mai passi decisivi in un senso o nell’altro. Però gli attacchi restano concreti, e di passi se ne muovono in altro senso: quello di consolidare le forze in campo per assi che sono definiti da mesi, in un’area che in questo momento storico si rivela essere la più complicata dal punto di vista geopolitico, per questioni che stanno coinvolgendo – se pensiamo alla crisi nel Mar Rosso – anche aree lontanissime come l’Europa. L’ultimo aggiornamento nel merito riguarda l’azione militare di Tel Aviv esplicitamente contro i pasradan iraniani, sebbene sul territorio “neutro” della Siria.
Israele, l’attacco all’Iran (ma in Siria)
La stessa Teheran si era affacciata alla finestra di questa confusa guerra in via indiretta, qualche mese fa. Attaccando Tel Aviv ma sempre sul territorio neutrale della Siria, oltre che in Pakistan, concentrandosi sull’obiettivo del Mossad, ovvero uno dei cardini dell’intelligence israeliana. Gli scontri “a distanza” tra le due parti proseguono, ma stavolta è Israele ad attaccare l’Iran, con un raid a Damasco, come riportato dall’Ansa, centrando un edificio del consolato iraniano ed eliminando diversi pasradan, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice. Quest’ultimo era considerato un obiettivo strategicamente imporantissimo, in quanto comandante della Forza Quds e responsabile per la Siria ed il Libano, oltre ad essere un collegamento essenziale tra Teheran e gli Hezbollah, oltre ad essere con tutta probabilità l’uomo che garantiva le armi iraniane al partito di Dio.
“La risposta sarà dura”: da Teheran messaggi fortissimi
L’ambasicatore iraniano in Siria, Hossein Akbari, non le manda a dire: “La risposta sarà dura”. Il raid ha preso di mira Damasco e la sede del consolato in cui c’era anche la residenza dell’ambasciatore, ma quest’ultimo è uscito incolume dall’attacco. Da parte israeliana, va detto, ancora non è arrivata una conferma di rivendicare l’attacco. Le vittime, intanto, al momento sarebbero 11, sebbene la fonte sia il discusso “Osservatorio siriano per i dirittu umani” che tanto aveva fatto discutere ai tempi del conflitto civile in Siria degli anni scorsi. Critiche fortissime da Mosca, che definisce l’attacco “inaccettabile”, in una nota del ministero degli Esteri: “Condanniamo fermamente questo attacco inaccettabile contro la missione consolare iraniana in Siria”, si legge. Nel frattempo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà oggi una riunione richiesta dal Cremlino.
Nel frattempo la crisi politica israeliana non si ferma
Non si ride molto, e da mesi, negli ambienti israeliani. Il governo di Benjamin Netanyahu sembra sempre più in bilico, discusso delle opposizioni e perfino da alcuni alleati. Le manifestazioni contro il premier nelle piazze sono in corso ormai da due giorni consecutivi. Pesa il fatto che Tel Aviv non sia riuscita a sciogliere il nodo sulla Striscia di Gaza in nessun modo, se non attirandosi le critiche perfino dell’Ue e degli Usa, da sempre alleati incontestabili di Tel Aviv. L’ultima operazione dell’esercito israeliano si è conclusa, in pratica, con un nulla di fatto: dopo un assedio di diversi giorni all’ospedale Shifa, i soldati si sono dovuti ritirare, mentre continua una “lotta contro Hamas” comunicata come tale ma concentrata in attacchi di massa sempre meno credibili agli occhi dell’opinione pubblica occidentale.
Alberto Celletti