Roma, 15 mar – Geert Wilders è ripugnante anche solo nell’aspetto fisico: ricorda un po’ il Draco Malfoy di Harry Potter, che tuttavia, quanto a coscienza identitaria, dà decisamente dei punti al politico olandese. L’uomo che è dato per vincente alle elezioni olandesi odierne ha un dna ideologico ben preciso: è un liberale tatcheriano, filo-americano e filo-israeliano, difensore dell’Olanda liberal e decadente. In una recente intervista, ha così spiegato la sua ostilità alla Ue: “L’Europa non serve per garantire la pace. A garantire la pace ci pensa la Nato”. Insomma, non si tratta di lottare per la sovranità, si tratta di non andare a pestare i piedi alla nostra sudditanza storica. Wilders, inoltre, odia la Germania. Non la Merkel, proprio la Germania. Si tratta di un odio assorbito dal padre, che durante la Seconda guerra mondiale si era nascosto dai tedeschi e ancora 40 anni dopo si rifiutava di mettere piede in Germania.
Per criticare l’islam, Wilders non ha trovato di meglio da dire che paragonare il Corano al Mein Kampf. Dei leghisti, attualmente suoi alleati all’Europarlamento, un tempo diceva che erano i “Mussolini d’Italia”. Ebbene sì: “l’estremista di destra” che terrorizza i progressisti è in realtà un convinto antifascista. Il suo modello politico è il partito liquidissimo, di fatto un non partito: il suo Pvv ha mera funzione elettorale, per il resto non ha iscritti, non ha sedi, non fa alcun tipo di attività. Mancando totalmente di radicamento, Wilders gioca a spararla sempre più grossa in modo da non perdere il centro della scena.
Ecco: noi ci auguriamo che questo soggetto vinca, con più ampio margine possibile, le elezioni olandesi. Non è schizofrenia, la cosa ha un senso. La vittoria di Wilders è auspicabile per due ragioni. La prima è che, nell’era della politica spettacolo, ciò che viene creduto conta quanto ciò che è vero. Wilders conta come segnale di ribellione all’invasione immigratoria, a prescindere dal fatto che tale posizione sia declinata dal politico olandese in modo ributtante. Punto secondo: una vittoria di Wilders sarebbe l’ennesima spallata a un ordine sempre più fragile. In questo contesto, tutto ciò che va a creare scompiglio è benvenuto. Come diceva un maestro del liberalismo tatcheriano: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”.
Adriano Scianca
3 comments
Massimo rispetto verso Scianca. Comunque se Wilders non odiasse i tedeschi non sarebbe olandese, verrebbe meno l’olandesità, almeno nei suoi aspetti più “coloriti”, e venendo meno l’olandesità, Wilders non sarebbe più un identitario… In materia economica, inoltre, la penso come Wilders: occorre ridurre l’invadenza dello Stato, in Europa abbiamo le tasse più alte del mondo, nel periodo fascista ad esempio non abbiamo conosciuto una tassazione così violenta. Bene quindi un po’ di thatcherismo. Del resto allo stesso Jean Marie Le Pen piace molto la Thatcher, è Marine che si è spostata su posizioni socialistoidi stile CGIL… Ammetto comunque che in materia economica ho idee un po’ diverse dagli amici de “Il Primato Nazionale”, che saluto.
>paleolibertario
heh
non era Mao?