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Crisi sistema bancario: si prepara un nuovo assalto ai risparmi degli italiani?

by La Redazione
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Roma, 1 ott – Nonostante il clima mediaticamente ottimistico sulla salute della nostra economia, in realtà le cose non sembrano essersi messe al meglio, quantomeno nell’eurozona. In particolare, l’asfittica crescita di questi mesi non è sufficiente a tamponare le immense falle del sistema bancario, che appare oggi decisamente più indebitato rispetto a 10 anni fa. La Banca dei Regolamenti Internazionali, ha parlato di un mega-debito nascosto di 14 trilioni di dollari “nascosto” tra i derivati over the counter, ovvero commerciati al di fuori dei circuiti finanziaria borsistici. La cifra sembrerebbe irrisoria se paragonata al valore nozionale totale delle scommesse in derivati, valutato a oltre 1,2 milioni di miliardi, ma la Bri spiega che quei 14 mila miliardi non sono valore nozionale, bensì veri prestiti mascherati da derivati. Un eventuale rialzo dei tassi da parte delle banche centrali potrebbe portare alla detonazione l’intero sistema bancario, con conseguenze incalcolabili.

In questo senso è possibile capire perché in Italia si sta negoziando il prossimo bail-in (anche se lo chiamano burden sharing) per banca Carige, mentre i risparmiatori di Mps apprendono che le azioni che hanno ricevuto valgono la metà delle obbligazioni permutate. Ma se gli italiani piangono, i tedeschi non ridono. Il capo dell’ente di controllo Bafin, Felix Hufeld, ha dichiarato ad una riunione di banchieri a Francoforte il 22 settembre che la Germania è seconda, dopo l’Italia, per volume di titoli in mano ai risparmiatori che finiranno nel bail-in. Hufeld non ha voluto dare cifre ma ha parlato di certificati e di obbligazioni subordinate.

Si tratta di un vero e proprio esproprio atto ad azzerare le pendenze bancarie attraverso la compensazione contabile dei propri debiti. Dato che l’implosione dei sistema bancario è l’unica cosa che l’oligarchia finanziaria non può permettersi, essendo tutte le banche intrecciate da sistemi di compensazione di debiti e crediti, la soluzione adottata sembra essere quella di colpire i risparmiatori che hanno a loro volta prestato i loro soldi alle banche.

In effetti, contabilmente la questione regge, ma socialmente sarebbe un massacro i cui contorni rimangono abbastanza incomprensibili. Quello che è in pericolo è l’enorme massa dei risparmi accumulati dagli italiani in intere generazioni, che sono l’unica cosa che permette di tirare avanti nonostante una disoccupazione giovanile del 40%.

Ricordate l’oscena retorica dei “bamboccioni”, che rimangono in casa anziché andare a fare i camerieri in Romagna pagati 500 euro al mese in voucher? In un mondo in cui i flussi migratori fossero contingentati, questo sacrosanto rifiuto del lavoro servile farebbe alzare i salari in molti settori, obbligando i parassiti del turismo, dei servizi ed in generale del “settore terziario” a rinunciare al Suv pur di invogliare la gente a lavorare. Sappiamo bene come la deregolamentazione degli accessi al nostro paese di fatto vanifichi questa forma di resistenza passiva allo sfruttamento dei parassiti sui poveracci, ma almeno il sistema del “welfare famigliare” nel bene o ne male ha comunque retto.

L’azzeramento di una quota consistente del risparmio degli italiani avrà la conseguenza di accelerare esponenzialmente l’emigrazione dei giovani, vero cancro e piaga sociale dei nostri tempi, verso paesi a maggior reddito pro-capite, spesso e volentieri (come nel caso degli Italiani a Londra) per fare quegli stessi lavori servili rifiutati in patria, dato che comunque lì vengono pagati decentemente. L’Italia è già entrata in una fase demograficamente devastante ed il bail in, qualunque sia il nome che gli si vorrà dare, rischia di essere il colpo di grazia. Svuotata di giovani validi al lavoro, e riempita per altre vie di africani che con la nostra cultura centrano esattamente come Alien con Topolino. La posta in gioco per l’immediato futuro è questa.

Matteo Rovatti

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1 commento

luciano 1 Ottobre 2017 - 3:01

un eventuale rialzo… senza apostrofo

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