Roma, 16 apr – La cattedrale gotica, per Spengler era il simbolo della civiltà faustiana protesa verso l’infinito. E la Chiesa di Notre Dame è la cattedrale gotica in cui più di ogni altra il simbolo ha incontrato la storia. Tempio greco e cattedrale gotica. Su queste differenti fisionomie di pietra nel “Tramonto dell’Occidente” si giocava il confronto tra le due grandi civiltà d’Europa. Il Tempio ha la sua forma conchiusa nella perfetta proporzione tra le parti, la cattedrale medievale è una freccia verso il cielo. Le sue guglie sono dita che si protendono verso l’infinito.
Questa sete di infinito era la stessa che alimentava l’inesausta scoperta scientifica e l’inventività tecnica, la spinta alle esplorazioni oceaniche e la conquista di terre alla ricerca di Eldoradi d’oltreoceano. Spengler non era un illuminista e non separava lo sforzo alimentato dalla fede cristiana del Medio Evo dalle tensioni della modernità: in entrambi coglieva l’espressione dello “streben” faustiano dell’Occidente. Pio Filippani Ronconi a sua volta vedeva in quello “streben” (tendere perenne) l’espressione di un valore ancora più alto: nella Bhagavad-Gita viene dettata l’etica perfetta per cui l’azione è più importante del risultato, anzi nella sua purezza prescinde da essa. Allo stesso modo l’attivismo occidentale è la manifestazione, magari un po’ stressata, di questa puro amore per la manifestazione della forza di volontà.
Le cattedrali medievali furono l’espressione più maestosa di questa voglia e questa capacità di fare. Secoli per costruire e, dopo quel che è successo ieri, possiamo confermare il malinconico assunto “attimi per distruggere”. Intorno alle cattedrali, e soprattutto intorno a quella di Notre Dame, si addensarono le leggende degli alchimisti sui significati reconditi dei tantissimi simboli addensati nella pietra e sui segreti della lavorazione. Ma il segreto vero è in fondo la potenza creativa della civiltà che le innalzò al cielo. Quel che oggi preoccupa non è tanto lo sfascio di una cattedrale, ma appunto l’esaurirsi di quella forza creativa, in una parte del continente di cui Parigi è metropoli eminente.
Il terrore della rivoluzione francese
Eppure Notre Dame ne ha viste di cose, cose che gli idioti del “non torniamo al Medio Evo” non possono neppure immaginare: il rogo di de Molay e con esso la distruzione dell’Ordine dei Templari voluta dal premier francese dell’epoca e avallata da un papa servile. Entrambi andarono incontro a una fine, che alimentò l’aura romantica di una maledizione. A Notre Dame fu santificata Giovanna d’Arco, la bionda popolana guerriera in confronto alla quale le femministe di oggi sono servette che leggono gli oroscopi.
La cattedrale subì il terrore della rivoluzione francese. L’odio per il passato si tramutò allora in una pratica che anticipava quella dei talebani: furono tagliate le teste alle statue dei santi e dei re, in pratica ai testimoni di pietra della storia plurisecolare della nazione. Toccò al rivoluzionario-conservatore Napoleone ripristinare Notre Dame in tutto il suo splendore e renderla scenario della sua ruvida incoronazione in stile ghibellino. No, le devastazioni materiali non sono un problema. Abbiamo in mente la terribile scena della Dresda rasa al suolo nel 1945 e ribadiamo che le devastazioni materiali non sono un problema se c’è lo spirito che reagisce secondo lo schema che Toynbee definiva di sfida-e-risposta.
Il problema è se la cattedrale già prima di ardere era vuota
Rudolf Steiner arricchendo di una sfumatura più sottile l’intuizione di Spengler notava che il tempio greco era “la casa della divinità”, la cattedrale gotica invece cercava il Divino in uno spazio trascendente (appunto lo spazio infinito della concezione faustiana) ed era la casa della comunità: del popolo che si riuniva per pregare e per orientare la propria azione secondo un valore superiore alla biologia.
Prima ancora che ardesse, la cattedrale dei Parigini era vuota. In questo vuoto turistico si era esploso un colpo di pistola alla tempia il “samurai d’Occidente” Dominique Venner. Se non vi fosse stata desolazione non sarebbe passata inosservata la notizia che nell’ultimo anno mille luoghi sacri tra cimiteri e chiese sono stati vandalizzati da bestie di importazione. Ultima in ordine di tempo la chiesa parigina di Saint-Sulpice.
Noi però abbiamo la ferma e volontaristica convinzione che il grembo della Europa può partorire nel millennio che si è aperto tra fuochi d’artificio mille nuove Cattedrali. La Notre-Dame è ferita, ma viva.
Alfonso Piscitelli
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