Roma, 1 ago – La satira dovrebbe far ridere e sul pensiero unico ce ne sono state di divertenti proprio sul web (si pensi a quella che talvolta anima i video e i post di Matteo Brandi o quella, più velata, di Osho). Quella di cui parliamo oggi, però, lascia inquieti. Nel suo incredibile realismo e nel fatto di rappresentare, forse involontariamente, la società che viviamo ogni giorno.
La satira del pensiero unico. Nella scuola dei progressisti è vietato fare domande
Il video – teoricamente comico, nei fatti piuttosto tragico – racconta di una immaginaria “classe di matematica”, in una realtà parallela, dal sapore quasi distopico, per l’assurdità della scena e della trama narrata. Un’assurdità che, come si può notare, è tutt’altro che lontana dalla nostra società.
Nella immaginaria – ma nemmeno troppo – classe di matematica progressista liberal, 1+1 non fa 2, ma “multiculturalismo”, 3×3 non fa 9 ma è la “gender equality”. Nella immaginaria classe, essere bianco ed eterosessuale comporta penalità nei voti finali assegnati dalla professoressa, essere omosessuali e di razza extra-caucasica vuol dire godere di privilegi, applauditi dagli altri “studenti” con soddisfazione, perfino per i “malus” da loro subiti nelle votazioni. Ovviamente, nella classe del pensiero unico non si può guardare troppo una bella ragazza, perché potrebbe essere considerata violenza. Nella classe del pensiero unico, non si fanno domande. Perché le “domande sono offensive”. Come è offensiva addirittura l’intelligenza, potenzialmente discriminatoria per i meno intelligenti.
Un caos di deliri a cui il protagonista – nonché l’autore del video – assiste attonito. Prima di essere massacrato, ma “per difesa”, dalla violenza dei suoi compagni e della “prof”.
La popolarità del video e l’autore
Il video risale al 2015 ed è opera di un comico australiano il cui canale Youtube spopola da anni. Ripreso successivamente anche sui social, su pagine importanti e molto seguite come 9GAG, che contano attualmente più di 40 milioni di utenti al seguito. Numeri importanti per definire l’appeal del video stesso, visionato da quasi 2 milioni e mezzo di persone solo su Facebook, quasi 20 milioni su Youtube. Numeri che già da soli lanciano un messaggio a cui dovremmo prestare attenzione: la stanchezza popolare verso la dittatura del pensiero unico. Neel Kolhatkar, 28 anni, è il giovanissimo autore del video, nonché protagonista della scena. Australiano di origine indiana, Kolhatkar è divenuto molto popolare negli ultimi anni, soprattutto su Youtube, dove il suo canale ha un seguito di circa 85 milioni di iscritti.
L’incredibile realismo
Sembra un’iperbole, ma non lo è. Perché in questo momento storico – una fase che dura da più di vent’anni ormai – tutte queste situazioni sono reali. È reale l’isteria sui termini, è reale l’autoflagellazione di etero, soprattutto se bianchi caucasici, è reale l’autorazzismo e il dogma del multiculturalismo, è addirittura reale il disprezzo dell’intelligenza in certe branche estremamente lobotomizzate della platea. È reale, infine, il divieto di pensare. Anche se questo non lo riconosce ufficialmente nessuno.
Stelio Fergola
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