Roma, 2 apr – Quando scoppia una guerra al di là delle facili posizioni etiche che possono indirizzarsi in una direzione o nell’altra, la prima cosa che ci si dovrebbe chiedere è se valga davvero la pena. Nella fattispecie, se la guerra in questione rientri negli interessi della propria comunità come di tante altre. Il conflitto in Ucraina è difficilmente inquadrabile come qualcosa di rientrante negli interessi delle Nazioni europee, a meno di non guardare per principio a dati ormai evidenti non solo sulle perdite commerciali ed energetiche accusate dall’Italia con la faccenda, ma anche su quelle tedesche considerata la “guerra implicita” dichiarata dagli americani a Berlino con la bruttissima storia del Nord Stream e, in generale, con l’ostilità aperta a un surplus commerciale (quello della Germania degli ultimi decenni) che ha portato non poche noie a Washington e alla sua politica economica nel blocco occidentale. In ogni caso è interessante leggere anche ciò che scrive Vittorio Feltri non tanto sulla questione dell’interesse, ma su quella di una possibile evoluzione della guerra che spaventa tutti: la bomba atomica, se lo scontro dovesse raggiungere livelli fino ad oggi ancora piuttosto fantapolitici (ma per il futuro, chissà).
“Nessuna libertà vale l’atomica”: Feltri senza mezze misure sul Giornale
Rispondendo a una lettera inviatagli, sull’Ucraina, la guerra e ciò che potrebbe diventare, Feltri è nettissimo sulle pagine del Giornale: “Oggi in tanti si riempiono la bocca con la parola abusatissima «libertà» e in nome di questa, ad esempio, soffocano il pensiero avverso o giustificano crimini e nefandezze di ogni tipo. Il politicamente corretto, ad esempio, cui siamo tutti sottoposti, è una forma velata di assoggettamento del pensiero. E si dia il caso che adesso esso imponga di sostenere che bisogna seguitare ad armare l’Ucraina per tutelare la libertà di tutti noi, degli ucraini, dell’Europa, dell’Occidente tutto. Chi osa mettere in dubbio tale impostazione, ecco che viene accusato di nutrire disprezzo nei riguardi della Libertà e di essere un sostenitore di Putin. Non ritengo di essere né l’una né l’altra cosa, tuttavia sono convinto che sia necessario, per evitare di scivolare inesorabilmente in un conflitto mondiale e nucleare che condurrebbe all’annientamento di tutti i popoli e alla distruzione del pianeta, rivedere la nostra strategia, cambiare qualcosa, favorire il dialogo con la Russia, quindi la distensione, e tutto questo è incompatibile con il sostegno militare attuato mediante l’invio massiccio di armi e con la proposta di Macron di spedire truppe della Nato a combattere in Ucraina contro la Russia, atto che ci farebbe sfociare in un rapidissimo allargamento della guerra, che arriverebbe in casa nostra. Non credo ti vada. A me non va, sono onesto“.
I risultati del sostegno a Kiev
Feltri prosegue così: “”Armare l’Ucraina cosa ha prodotto ad oggi? Un nulla di fatto, eccetto carovita, caro bollette, crisi energetica, inflazione. Sul campo questa scelta ha generato troppi morti. Quello che ieri era giusto e opportuno potrebbe non esserlo più oggi, ecco perché insisto sul fatto che il nostro approccio al conflitto andrebbe rivalutato”. Aggiungendo però “non significa che voltiamo le spalle a Kiev”, tanto per rimarcare come il pensiero del giornalista non corrisponda a quello di chi, in questo momento, stia divergendo chissà quanto dall’imposizione dominante sulla politica estera bellica.
Aurelio Del Monte