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Musk e Matterella tra accelerazionismo e passatismo

by Michele Iozzino
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Roma, 14 nov – Viviamo in una simulazione, non c’è altra spiegazione per inquadrare l’assurdo botta e risposta tra Elon Musk e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Assurdo non tanto per i temi, umani troppo umani o, meglio, politici troppo politici, ma per la giustapposizione in sé dei due personaggi. Così il codazzo di polemiche politiche che ne è seguito è come fumo negli occhi, impedisce di guardare il quadro generale nella sua meravigliosa irrazionalità.

Il duello a distanza tra Musk e Mattarella

Stranamente hanno ragione entrambi, almeno nei contenuti. Ha ragione Musk a criticare le ingerenze della magistratura italiana contro l’operato del Governo in fatto di rimpatri e immigrazione. Ha ragione Mattarella a mettere dei paletti alle interferenze esterne. Come a presentire le accuse di doppiezza, il presidente delle Repubblica cita anche un precedente, quando rispose all’allora ministro francese per gli Affari europei Laurence Boone che aveva mostrato preoccupazione in merito al nascente governo Meloni. Fatto sta che è uno spettacolo divertente vedere certa sinistra diventare bimbe di Mattarella e invocare la sovranità italiana dopo averla insultata in tutti i modi. Ci si potrebbe pure interrogare con piglio avvocatesco su quanto Musk sia una figura istituzionale “in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato” o un semplice cittadino che esprime liberamente le proprie opinioni, come rivendica lui stesso. Ma, a parte mettere in mostra certi riflessi pavloviani della politica italiana, i contenuti della polemica sono probabilmente la cosa di gran lunga meno interessante.

Accelerazionismo e passatismo

Ciò su cui bisognerebbe concentrarsi sono i due attori in gioco. Da una parte Musk, visionario, sopra le righe, irriverente, Dark Maga tra sfide sideree e battute contro la letargia woke, taumaturgo della tecnica, stregone del caos e agitatore di eserciti di meme. In fin dei conti un accelerazionista, anche se in maniera più inconsapevole di un suo “collega” come Peter Thiele. Non un futurista come vorrebbe qualcuno, perché troppo legato a una certa idea di mercato e perché manca la spinta propriamente artistica del futurismo. Dall’altra parte abbiamo invece un perfetta categoria futurista o, meglio, anti-futurista, quella del passatismo. Mattarella ci appare come l’impaludamento delle istituzioni, gerontocrazia esausta, stagnazione dello status quo. È l’Italia sanremense, polverosa, talmente lontana dall’azione che ogni suo contatto con il tempo presente ha il sapore dell’evento, della novità, mandando in fibrillazione tutta una schiera di finti giovani che hanno il gusto post-ironico del masochismo. Ad aumentare il senso di straniamento e irrealtà che infonde il paragone tra i due, è il fatto che progressismo e reazionarismo siano invertiti. È il passatismo che reclama per sé il trono del progresso, cicratizzando il futuro nella propria immobile ortodossia morale, mentre deflagratori del divenire sono quelli che vengono condannati come reazionari.

Michele Iozzino

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