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Musei Torino, il pensiero unico insiste: in “Treccani” l’apologia di chi racconta sciocchezze sul colonialismo italiano

by Stelio Fergola
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treccani del boca

Roma, 20 nov – La sberla alla Mostra coloniale di Torino è stata fortissima e insindacabile. Al punto da fare irritare i fegati di molti esponenti della sedicente cultura mainstream. Gli italiani che offrivano contratti di lavoro in Somalia devono dare troppo fastidio a una narrazione stupida e completamente anti-scientifica, quella del colonialismo italiano oppressore, violento e schiavista praticamente per principio, senza guardare minimamente ai fatti storici ben evidenziati da Alberto Alpozzi, che della “sberla” di cui sopra e della marcia indietro della direzione dei musei stessi è stato indubbiamente artefice. E allora reagisce goffamente Gianni Oliva (e Alpozzi gli risponde su queste pagine), reagisce un sistema intero addirittura andato a pubblicare sulla Treccani una sottospecie di esaltazione di Angelo Del Boca, uno degli autori maggiormente protagonisti di questa storia senza dati storici ma solo di parole vuote spacciate per profonde.

Treccani, l’apologia di Del Boca

Secondo ciò che è pubblicato sulla Treccani, Del Boca sarebbe addirittura un rivoluzionario. E la narrazione che definisce il colonialismo italiano in termini scientifici, dati e fatti alla mano, un “luogo comune”, una “vulgata”. Si legge: “La polemica è nota: italiani brava gente, per dire che il nostro fu un colonialismo “buono”, che non si è macchiato di atrocità e persecuzioni. La vulgata è diventata luogo comune, titolo di film, certezza storica basata su testimonianze di italiani presenti e protagonisti in quei luoghi lontani”. Il tutto mentre quel Sant’uomo di Del Boca, noto per aver diffuso le narrazioni in assoluto più mainstream nella cultura italiana degli ultimi decenni (si pensi anche alle aperte sciocchezze raccontate sulla Grande Guerra, aggiunta doverosa da parte di chi scrive) è nientemeno che una “voce solitaria”. Ma solitaria di cosa, ribattiamo noi, che non ha fatto altro che perpetrare narrazioni sostenute da musica, cinematografia e giornalismo di massa, tutto rigorosamente a senso unico?  Ma si sa, il pensiero dominante lavora spesso in questo modo: si auto-definisce anticonformista nonostante sia l’apice estremo dell’assenza critica.

La sberla resta e la verità non è negoziabile

Il penoso tentativo pubblicato sulla Treccani, in buona sostanza, si estrinseca nello sciorinare il curriculum del personaggio in questione. Ha scritto tante cose, è tanto figo, come può avere torto? Ha ricevuto dei premi, come può avere torto? Come si può pensare che sia anche lontanamente in malafede? Macché, per il sito della popolare – e in teoria prestigiosa – Enciclopedia, quelli in malafede sono coloro che, come Alpozzi, portano i documenti e i fatti. La questione dei Musei di Torino trova, in questa nuova evoluzione, un nuovo ambito di tristezza. Quello di chi non ammette di averla sparata grossolana e ignorante, nemmeno di fronte all’evidenza. La verità però è nei documenti, e per quanto si possa sbattere i piedini non viene scalfita.

Stelio Fergola

 

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