Roma, 15 dic – E’ morto a 89 anni all’ospedale San Camillo di Roma Armando Cossutta, storico leader del Pci e famoso per la sue posizioni strenuamente filo-sovietiche.
Nella sua lunga esperienza politica, che inizia con la militanza partigiana nelle fila delle brigate Garibaldi, Cossutta viene ricordato soprattutto per il suo ruolo di fiduciario di Mosca nel periodo in cui i rapporti tra il Pci e il Pcus erano particolarmente stretti. Era molto stimato oltre la cortina di ferro per la sua fedeltà al regime sovietico, che lo portò allo scontro con Berlinguer nel 1981 allorchè quest’ultimo affermò che “la spinta propulsiva della rivoluzione d’Ottobre era finita” prefigurando uno sganciamento da Mosca, e per non aver mai rinnegato l’eredità politica di figure ingombranti come Stalin.
Parlamentare dal 1972 fino al 2006, Cossutta fu tra i fondatori del Partito dei Comunisti Italiani con Rizzo (altro Staliniano di ferro) e Diliberto, in rottura con l’allora segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti. Nel 2006 per divergenze con Rizzo abbandona anche l’ultimo partito e si ritira dalla scena politica e nel 2008, un po’ a sorpresa, affermò pubblicamente: “da comunista voterò il Pd”. Strano per uno che vedeva nel Pds la morte del comunismo e che nel suo ultimo libro Una storia comunista scrisse: ” Se domani ci sarà una pietra sulle mie ceneri, per favore scriveteci sopra: Armando Cossutta, comunista.”
Pietre, ceneri, comunismo. Una storia del secolo scorso, una storia più che mai attuale.
Rolando Mancini