Roma, 10 mag – Si chiude con un accordo che polverizza ogni record precedente l’accusa di evasione mossa al gruppo francese del lusso Kering. La società pagherà al fisco 1,25 miliardi di euro, 897 milioni di euro oltre a sanzioni e interessi.
14,5 miliardi non dichiarati
La vicenda riguarda un’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e conclusasi nel gennaio di quest’anno, con la quale le fiamme gialle contestavano a Kering di non aver dichiarato 14,5 miliardi di euro. E di non aver, di conseguenza, versato 1,4 miliardi di tasse.
Lo “schema” seguito dalla società – che, fra gli altri, controlla in Italia marchia come Gucci, Bottega Veneta e Pomellato – era quello di imputare i ricavi conseguiti nel nostro Paese ad una controllata svizzera, che poteva beneficiare di aliquote fiscali più basse.
Stabile organizzazione
Gli accertamenti hanno svelato che, in realtà, Kering possedeva una stabile organizzazione in Italia. Un requisito che fa scattare automaticamente l’obbligo di versare le imposte dovute.
La società francese ha sempre negato la circostanza, ma a partire dalla vicenda Apple (scoperchiata grazie ad un approfondito lavoro proprio della nostra Agenzia delle Entrate) l’esterovestizione dei ricavi è diventata molto più difficile da giustificare. Nel giro di pochi anni, sotto la scure sono così finiti prima Google, poi Amazon e adesso anche Kering, che pagherà la più alta multa mai “staccata” dal fisco.
Filippo Burla