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“Mosche da bar”, il capolavoro dimenticato di Steve Buscemi

by Roberto Johnny Bresso
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mosche bar buscemi

Roma, 21 gen – Oggi torniamo ad occuparci di cinema per parlare di un film sottovalutato e poco conosciuto, ma che in realtà è un piccolo capolavoro: Mosche da bar di Steve Buscemi.

Mosche da bar Buscemi

Mosche da bar, il titolo italiano esalta la pellicola

Quasi sempre chi sceglie i titoli dei film per il mercato italiano compie dei veri e propri crimini contro l’umanità. Non è però il caso del film che trattiamo oggi, che trasforma il semplice titolo originale Trees Lounge (il nome del bar frequentato dal protagonista della pellicola) nel molto più evocativo Mosche da bar, che rende bene l’idea degli avventori di un pub che rimangono attaccati al bancone proprio come delle mosche. Ed in questo ricorda molto bene anche la sit com Cheers che vi abbiamo raccontato poche settimane fa.

Buscemi al suo apice

L’attore italoamericano Steve Buscemi nel 1996, dopo tanti anni di gavetta, era ormai un attore affermato, lanciato al grande pubblico con da Quentin Tarantino con Reservoir Dogs (Le iene), quando decise di rendere omaggio al proprio passato debuttando alla regia con un film quasi autobiografico o, meglio, descrivendo un altro presente possibile, se Buscemi non avesse sfondato come attore, in pratica una sliding door in negativo della propria esistenza. La storia racconta le strampalate vicende di Tommy Basilio, lo stesso Buscemi, meccanico disoccupato che è stato lasciato dopo otto anni dalla fidanzata (a causa della sua indolenza e probabilmente anche a causa di un tradimento), che ora si è accasata con il suo migliore amico e che aspetta un figlio che forse è proprio dello stesso Tommy. Basilio vive sopra il pub Trees Lounge, nella periferia newyorchese, nel quale passa tutte le sue giornate ad ubriacarsi in compagnia del fratello, dei cugini e di altri personaggi senza arte né parte. Basilio trascorre giorni tutti uguali che sono scanditi dall’apertura del bar e dalla campana dei “last orders”. Dentro il pub passa tutta una vasta umanità di personaggi che cercano conforto nel calore di una birra e di quattro chiacchiere.

Per Tommy non esiste un domani, è una sorta di Andy Capp senza più una Flo che lo aspetti a casa. Ciononostante ogni tanto emerge una sorta di umanità e dolcezza, pure in tutte le stupidaggini che compie quotidianamente, come a ricordarci che la vita è fatta di scelte e che non è poi così improbabile prendere la strada sbagliata. Tutti possiamo riconoscerci in lui, perché ci fa vedere quanto spesso diamo troppo per scontato. Un film da vedere e rivedere perché, più che la trama, ci affascinano i bislacchi personaggi e i loro dialoghi, gli stessi che abbiamo fatto anche noi durante interminabili sedute al pub. Il film si apre al bar e si chiude al bar, con Tommy a bere l’ennesima birra dopo che un vecchio avventore è collassato ed è stato ricoverato in ospedale. La vita di Tommy è la stessa conosciuta all’inizio della pellicola e capiamo che forse lo sarà per sempre e un po’ di tristezza ci assale per quello che poteva essere e non è stato, nella sua e magari anche nelle nostre esistenze. Nessun viaggio iniziatico quindi, solo una malinconica passeggiata in circolo.

In tutto questo troviamo anche un’ottima colonna sonora, che non guasta mai. Concludiamo con un paio di curiosità: Steve Buscemi è un grande appassionato dei Clash e compare anche nel video di Redemption Song di Joe Strummer & the Mescaleros, oltre che essere stato pure un pompiere rientrato in servizio per qualche giorno dopo l’11 settembre per dare una mano ai suoi ex colleghi ed amici. Nella curva del Campobasso qualche anno fa è persino comparsa la pezza Mosche da bar con tanto di Andy Capp.

Roberto Johnny Bresso

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