Roma, 21 feb – “La più grande beffa che il Diavolo abbia mai fatto al mondo è stata quella di convincere tutti che non esiste“. O almeno averlo fatto credere ai Russi. O magari Mosca non ci ha mai creduto alla storiella del “Grande Satana“. Sono i soliti sospetti. Sta di fatto che da alcuni giorni i maggiori opinionisti (e propagandisti) di Mosca celebrano le «ginocchiate» inferte all’Europa dalla nuova linea Trump.
Mosca e Stati Uniti: i soliti sospetti
Vi ricordate il colpo di scena del famoso film di Bryan Singer, “The Usual Suspects” del 1995? Lo zoppicante e “apparentemente” tardo Verbal è in realtà il boss che ha raccontato a tutti una storiella inventata. Difficile non ripensarci in questo momento storico, dove tutta la narrazione messa in piedi riguardo al conflitto Russo-Ucraino e sui suoi players sembra rivelarsi: il Grande Satana americano, il corruttore dei costumi, l’alfiere del degrado dei valori, non è più tale. E la povera e ritardata Russia smette di zoppicare per saltare a bordo del nuovo ordine mondiale (non proprio “multipolare” come qualcuno ha creduto). Intanto il vero nemico si è rivelato: l’Europa, quella che Mosca ha sempre visto come vero ed unico nemico. Dal “profeta” rossobruno Dugin, che ha auspicato una ri-spartizione della Germania come nel ’45, alla Rossiskaya Gazeta (giornale del governo) che esulta per «la più grande doccia fredda possibile per le élite europee». Tutte le teorie multipolari e le profezie sulla fine dell’impero americano siano state riposte in fretta. L’unico nemico per la nomenklatura russa è il vecchio continente: «Non siamo abituati a speculare sulle relazioni euro-atlantiche, ma è l’Europa che porta la colpa di quanto sta avvenendo. I suoi leader hanno interferito direttamente nelle elezioni americane, arrivando a insultare un candidato, e accusandolo di avere legami con la Russia». Parola di Vladimir Putin. Il “capoccia” adorato dal sovranismo destrorso europeo. Su una cosa ovviamente non ha torto: la “colpa europea“, quella sì, di aver permesso una “Nuova Yalta” sotto il suo naso, per una sindrome d’impotenza che non è certo addebitabile a Trump o Putin.
Spartirsi di nuovo l’Europa
«Perché non creare una coalizione militare tra Usa e Russia e dividere l’Europa?» si è chiesto Vladimir Solovyov (uno di quelli che poco tempo fa disquisiva su quale città americana colpire per prima con un missile nucleare). «Avremo le nostre basi come nel 1814 a Berlino e Parigi. L’Europa risparmierà denaro sul complesso militare-industriale e non dovrà preoccuparsi di nulla». Una sparata grossa? Si sa che i Russi amano i paroloni, ma la domanda resta un punto interrogativo, soprattutto dopo il vertice di Riad che ha visto gli sponsor del terrorismo islamico fare gli onori di casa ai terroristi democratici. Hanno sospeso l’incontro tra Marco Rubio e Lavrov solo per la preghiera di mezzogiorno! E se anche Allah benedice questo incontro, chi è l’Europa per contestarlo? C’è sempre un’arma alzata contro l’Europa: che sia da est o da ovest, che sia un barcone o un automobile puntata su una folla. Anche l’Isis esorta a compiere nuovi attentati in Germania. Aspettano anche loro un posto nel nuovo ordine multipolare: l’importante è che non ci siamo noi.
Sergio Filacchioni