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Che noia l’epitaffio buonista per i morti vip (da Alì a Pannella)

by Adriano Scianca
3 comments

morti vipRoma, 5 giu – Il 2016 si conferma l’anno delle morti eccellenti: Alì, Eco, Pannella, Bowie, Prince e tanti altri. Il che comporta una conseguenza spiacevole tra tante altre: l’overdose di retorica. Ma non è solo retorica, è ormai una forma specifica di narrazione. Esiste una tipologia di linguaggio che riguarda l’elogio pubblico del defunto celebre. È interessante perché, nell’epitaffio, finiamo per svelare le fissazioni tipiche della nostra società.

La prima regola, per esempio, è che si tratta sempre di qualcuno che ha cambiato il mondo. Non il suo specifico ambito (la musica, lo sport, la letteratura) ma proprio il mondo. Siamo pieni di rivoluzionari che hanno avuto successo e non ce ne siamo accorti. Il mondo, inoltre, deve essere un posto fantastico, dato che è stato “cambiato” (sottinteso: in meglio) così tante volte. E invece il mondo va per lo più a peggiorare, quindi qualcosa non quadra. La facilità con cui si attribuiscono patenti di rivoluzionarismo è inquietante e testimonia una volta di più la perdita di categorie politiche del nostro mondo: scambiamo un ambio di mode per una rivoluzione.

L’altro luogo comune ricorrente sono i “diritti civili”. Tutti hanno fatto qualcosa per i “diritti civili” e forse è proprio per questo che si dice che hanno “cambiato il mondo”. Quindi quando Bowie giocava al travestitismo per via della sua camaleontica personalità in realtà aveva in mente le pensioni di reversibilità delle coppie gay sposate. E la combattiva fierezza di razza di Alì non era altro che un gigantesco spot a Obama con decenni di anticipo.

Ma nella retorica del morto celebre finisce sempre anche un po’ di cattolicesimo pop: Cassius Clay, convertito all’Islam, lo ricordiamo per la visita a Wojtyla. L’anticlericale Pannella riceve l’omaggio di Bergoglio. L’ateo Eco viene ricordato per il suo tormentato passaggio dalla fede alla laicità. Bowie riceve un elogio dall’Osservatore Romano. Le retoriche si confondono e tutto fa brodo. I papi-star come Wojtyla e Bergoglio in questa narrazione ci sguazzano. Ed è così che tutti hanno cambiato un po’ il mondo, sono stati paladini dei diritti civili e “a modo loro” sono stati campioni della cristianità. E arrivederci al prossimo decesso eccellente.

Adriano Scianca

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3 comments

Martino 5 Giugno 2016 - 9:45

D’accordo su tutto. Comunque, giusto per fare due considerazioni sui morti citati, direi che tutto hanno lasciato qualcosa di buono, tranne uno: Umberto Eco. Questo mi rammarico veramente che non l’abbiamo fucilato.

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andrea 5 Giugno 2016 - 6:33

che poi Ali, lo sfrontato, l’uomo che irrideva gli avversari, è l’esatto opposto dello sportivo/campione/intellettuale/uomo adorato da questa gente.

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Paolo 5 Giugno 2016 - 9:29

Mi associo.

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