Roma, 3 dic – Nonostante la stagione politica del sangue sia finita da un pezzo, alcune foglie secche non riescono a staccarsi dal ramo: sono le foglie dell’antifascismo istituzionale e forcaiolo, che non tollera la memoria condivisa di ragazzi come Sergio Ramelli che sono caduti sotto i colpi dell’odio rosso. Un odio che oggi, con il tempo, è diventato goffaggine e imbolsimento.
Il francobollo per Sergio Ramelli
Arriva dall’Anpi – e chi se no? – la polemica (con gaffe) sul francobollo annunciato per il 2025 in occasione del cinquantenario dell’omicidio di Sergio Ramelli, lo studente di destra aggredito a colpi di chiave inglese da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare a Milano, nel 1975, morto dopo 47 giorni di agonia. “Per le stragi del 1974 di Piazza della Loggia o del treno Italicus, non è stato fatto alcun francobollo”, contesta il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo dall’alto del suo doppio mento coperto dal fazzoletto, immagine antropologicamente simbolica di quella “secchezza” spirituale che ormai contraddistingue un odio che non sa nemmeno più odiare bene. Un’affermazione che in realtà non corrisponde al vero perché per le due stragi sono stati emessi francobolli commemorativi, proprio nel 2024, appunto in occasione del 50esimo anniversario. Ancora più secche le parole in “elogio alla normalità” di Sergio, espresse da Massimo Turci dopo le polemiche: “potrebbe essere un francobollo in elogio alla normalità di una vita che è invece andata sprecata“. La retorica delle vite sprecate è sempre in agguato quando si tratta di morti politiche, ma cosa vuol dire “vita sprecata”? Più accorte le parole, riferite alla sorella e di come avrebbe eventualmente accolto il francobollo: “aggiunge nulla alla sua vita né leva nulla al suo dolore“.
Gli sfregi continui
“Nell’ambito del progetto luoghi identitari, Sesto San Giovanni in occasione del 50esimo anniversario dell’uccisione di Sergio Ramelli gli intitolerà un luogo in ricordo”, aveva annunciato Antonio Lamiranda, assessore all’urbanistica del comune milanese. Michele Foggetta, già candidato sindaco per il centrosinistra e ora in consiglio comunale per Alleanza Verdi-Sinistra, sui social aveva affermato di avere votato contro la proposta, definendola “pretestuosa, provocatoria e divisiva, al di là del giudizio che si può avere su quelle due persone”. “Benvenuti nella Milano antifascista” con sotto due date, 28 giugno 1945 e 13 marzo 1975, è stato invece il messaggio rivolto dall’area antagonista ai componenti del Blocco Studentesco arrivati da tutta Italia per una manifestazione. E ancora il divieto della questura al corteo in memoria di Emanuele Zilli a Pavia, il 5 novembre scorso mentre a Busto Arsizio si nega l’intitolazione di uno spazio pubblico a Ramelli. E pensare che ogni giorno si piange a reti unificato per la “dittatura” delle destra. In effetti però anche la retorica dei “morti di serie B” inizia a ristagnare, farsi pesantemente vecchia. Questi ragazzi, uomini, operai o studenti, non hanno sprecato le loro vite, non sono morti di serie A o B. Sono testimonianze vive e vibranti, potremmo dire eroiche, di un altro modo di fare politica. Ventate d’aria fresca di cui abbiamo bisogno per toglierci dai lidi di chi è troppo stanco per portare l’impegno della memoria, ma soprattutto per far cadere anche le ultime foglie secche dall’albero sempre rinascente dell’Italia.
Sergio Filacchioni