Roma, 1 lug — L’Italia ha il tasso di mortalità infantile tra i più bassi del mondo — inferiore anche a Francia, Germania e Regno Unito — ma a livello territoriale si presenta drammaticamente spaccata in due.
Nel Sud allarme mortalità infantile
Secondo i dati diffusi dall’Istat e ripresi dalla Società italiana di pediatria (Sip) un bambino nato nel Mezzogiorno ha un rischio di morire nel primo anno di vita maggiore del 50% rispetto a un bimbo del Nord. Spiega Mario de Curtis, già ordinario di Pediatria dell’Università La Sapienza nonché Direttore dell’Unità di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Umberto I di Roma: «Su 10 mila bambini che nascono ogni anno, la Sicilia, la Calabria e la Campania guadagnano la bandiera nera, mentre la Toscana, il Veneto e l’Emilia Romagna si mostrano come le più virtuose».
La metà delle morti infantili di tutto lo Stivale avviene al Sud
«Le cause sono legate ai problemi di ordine economico, sociale e organizzativo — spiega De Curtis — se osserviamo la mortalità neonatale per distress respiratorio (problematica che può essere presente nei neonati pretermine) vediamo che chi nasce al Mezzogiorno ha tassi di mortalità molto più elevati rispetto a chi nasce al Nord e al Centro». Conclude lo specialista: «Le donne che hanno una gravidanza a rischio, con parto pretermine e ritardo di crescita sono circa l’8-10% del totale e dovrebbero potersi ricoverare nelle strutture che possano assisterle in situazioni di emergenza. Senza contare che anche una gravidanza decorsa normalmente poi può complicarsi al momento del parto».
Cristina Gauri