Milano, 15 mar – Dice Wikipedia: “Le primarie sono una competizione attraverso la quale gli iscritti o i militanti di un partito politico indicano mediante l’espressione di una preferenza chi sarà il candidato del partito (o dello schieramento politico del quale il partito medesimo fa parte) per una successiva elezione di una carica pubblica”. La realtà purtroppo è un po’ più complicata. Essendo una competizione non ufficiale spesso le regole di “ingaggio” sono piuttosto aleatorie, non parliamo poi dell’assenza di controlli affidati a terzi visto che la gestione dei seggi è sempre a cura dei militanti del partito organizzatore. Questa situazione di incertezza e di reciproco sospetto porta poi a diversi problemi in fase di analisi del voto, infatti praticamente tutte le primarie tenute sul suolo italico hanno avuto strascichi più o meno pesanti.
Su quanto sopra Il Primato Nazionale ne ha apertamente discusso: dagli scandali di “cittadini migranti” in tutte le salse utilizzati come serbatoio di voti alla difficoltà di certificare il voto espresso, all’effettivo numero dei votanti e così via. Quanto sopra però è solo un’aspetto delle Primarie: il problema più grosso è forse figlio diretto della democrazia diretta, ovvero l’essere scelto da un numero di persone con X sul foglio non certifica l’essere dotato della verve necessaria per il ruolo per cui si è stati scelti.
E’ il caso di Milano e del Movimento 5 Stelle. E’ infatti ufficiale che Patrizia Bedori, vincitrice della Primarie di novembre 2015, ha ritirato la propria disponibilità come candidato sindaco per il capoluogo lombardo. Primarie che avevano scontentato molti militanti: solo 200 persone avevano partecipato alla presentazione dei candidati il 3 novembre. E su oltre 1800 aventi diritto (il Movimento aveva dato la possibilità di voto solo ai residenti milanesi) solo 295 si erano poi presentati all’unico seggio a votare con “metodo Condorcet”. Ora il ritiro. Il motivo? La pressione dei media e la “macchina del fango”. In realtà i media di lei se ne sono occupati davvero poco; pare che la pressione sia stata tutta interna da parte del “cerchio magico” che ha confermato l’esito delle votazioni solo 20 giorni dopo le elezioni e (sembra) numerosi confronti interni. Pressione che non si è però mai abbassata tra battute di Beppe Grillo (“Non vinceremo perché i milanesi preferiscono il manager in giacca e cravatta”) e Dario Fo (“Il problema è vedere se è in grado di gestire qualcosa di grande”).
La faccenda si è finalmente chiusa: Bedori ritira la sua candidatura, al suo posto potrebbe venire scelto addirittura il terzo classificato ( Gianluca Corrado ) che gode di un certo credito presso Casaleggio e non il secondo ( Livio Lo Verso ) che aveva già da tempo ritirato la sua disponibilità. Insomma: a cosa sono servite le primarie?
Stefano Casagrande