Roma, 25 gen – I “non sapevo” su Matteo Messina Denaro si sono manifestati, puntualmente, nei giorni successivi all’arresto del boss. E generano, come sempre, abbastanza tristezza, rilanciando il tema classico dell’omertà. Sulla quale, comunque, ci sono da sviluppare considerazioni positive.
“Non sapevo” Messina Denaro
“Non sapevo Messina Denaro” potrebbe quasi essere una frase corretta se la prendessimo da una “italianizzazione” del dialetto napoletano, in cui l’espressione “nun o’ sacc'”, ovvero “non lo so” significa letteralmente “non lo conoscevo”. “Non sapevo” Messina Denaro quando si tratta di portarlo in giro per Palermo e dintorni. “Non sapevo” Messina Denaro quando sei il figlio di chi lo portava in giro e che ospitava pure la sua auto nel garage. “Non sapevo” di vivere a due passi da lui. Il traslocatore “non sapeva” di essere in casa del boss, allo stesso modo. Nessuno, ovviamente, sapeva niente. Risultando, banalmente, ben poco credibile.
Omertà e progresso
In realtà, sull’omertà sembra siano stati fatti dei passi avanti che sarebbe ingeneroso non considerare. A prescindere dalle considerazioni specifiche, il caso dell’imprenditrice Elena, sotto scorta da nove anni per aver rifiutato una “collaborazione” del clan vicino al boss, non è isolato. Perché, come riportava un anno anche il Corriere della Sera, le denunce in Sicilia aumentano da tempo, il che un segnale in questo senso rappresenta. Chiaro che una tendenza positiva non possa cancellare coloro che – ancora numerosi – non parlano per paura o per altre ragioni. Come non possa cancellare con la bacchetta magica il “ruolo sociale” ribadito per Cosa Nostra in Sicilia.
Stelio Fergola
1 commento
L’ avvocato Nega costa un c…o, lascia spazio operativo e si evitano ulteriori fregature.
Non bisogna mai dimenticare che la giustizia democratica ha costi non propriamente ortodossi…