Roma, 3 ago – I continui casi di meningite (e le continue morti) riportano d’attualità una malattia insidiosa, perché spesso difficile da riconoscere nelle fasi iniziali e con una percentuale di completa guarigione, anche in caso di intervento tempestivo, inferiore al 50%. La meningite è una malattia del sistema nervoso centrale, generalmente di origine infettiva, caratterizzata dall’infiammazione delle meningi, ovvero delle membrane protettive che ricoprono l’encefalo e il midollo spinale. Può essere causata da batteri, virus o altri microrganismi. Il contagio avviene per via aerea, ma occorre un contatto molto ravvicinato con la persona infettata.
La gravità di una meningite è molto variabile: da forme asintomatiche o subcliniche, per esempio nel contesto di malattie sistemiche, a episodi fulminanti, che mettono a rischio immediatamente la vita, e si configurano come emergenze mediche. Il quadro clinico di una meningite acuta si fonda sulla classica triade costituita da febbre, cefalea e rigidità nucale; a questi sintomi si aggiungono, con diversa frequenza, contratture muscolari, vomito a getto, alterazioni dello stato di coscienza, incapacità di tollerare la luce (fotofobia) e i rumori (fonofobia), convulsioni. “Nella prima fase della malattia, le prime 7-10 ore, i sintomi sono quelli di una normale influenza – si legge in un comunicato del Bambino Gesù -. Dopo 10 ore le manifestazioni cominciano a diventare più caratteristiche: mal di testa molto intenso, rigidità del collo e febbre elevata. Nell’ultima fase, tra le 20 e le 36 ore – aggiungono gli esperti -, si presentano i sintomi gravi e tipici della meningite: perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo”.
Il trattamento usuale per la meningite acuta è la somministrazione precoce di farmaci antibiotici e, talvolta, antivirali. In alcune situazioni si può anche ricorrere alla somministrazione di corticosteroidi per prevenire i danni derivanti dalla risposta infiammatoria. Una meningite batterica non trattata prontamente può essere letale, o può portare a gravi conseguenze permanenti, come sordità, epilessia, idrocefalo e deficit cognitivi. Alcune forme di meningite, come quelle causate da meningococchi, Haemophilus influenzae di tipo B, pneumococchi o da virus della parotite, possono essere prevenute con le apposite vaccinazioni, che sono fondamentali e possibili a qualsiasi età. Oggi sono disponibili vaccini specifici per la meningite batterica da Haemophilus influenzae di tipo B e per le forme, le più frequenti, causate dai ceppi principali del meningococco e dallo pneumococco. A essere maggiormente esposti, i bambini nella primissima infanzia e i giovani dai 15-18 anni ai 24-25 anni.
Secondo gli infettivologi del Bambino Gesù, in Italia si registrano circa 1.000 nuovi casi di meningite ogni anno, 3 su 10 riportano esiti gravi e permanenti, come seri problemi alla vista e deficit neuro-motori. “Malgrado i progressi della medicina nella rianimazione e nell’assistenza al paziente – sottolineano gli esperti dell’ospedale romano -, la mortalità, pari a circa il 10%, non è diminuita”.
Giuliano Lebelli