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Meloni e Orban, un asse è impossibile se il premier non avrà più coraggio

by Alberto Celletti
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Meloni Orban

Roma, 24 giu – Tra Giorgia Meloni e Viktor Orban i rapporti sono ottimi. Idealmente potrebbero essere ben più solidi di quello che sono, specialmente da quando il leader di Fratelli d’Italia è diventata presidente del Consiglio, per ovvie ragioni. Per meglio dire, da quando il futuro premier, nei mesi pre-elettorali, ha iniziato ad “odorare” una vittoria che l’avrebbe condotta a Palazzo Chigi.

Meloni e Orban, vicini eppure così lontani

Con onestà intellettuale, dobbiamo rilevare che l’Ungheria, pur riuscendo ad essere abbastanza discontinua sui diktat europei, è pur sempre un pesce piccolo e comunque in gran parte ne risulta vincolato. Budapest riesce ad essere indipendente sulla questione dell’immigrazione (e non è poco), resiste ai diktat Lgbt, ma sulle sanzioni che gli vengono imposte da Bruxelles, così come sulla questione russo-ucraina, è costretta talvolta a vacillare. In ogni caso si tratta di un Paese che, con tutti i suoi limiti, rappresenta un piccolo miracolo di politica indipendente rispetto al resto del blocco occidentale, europeo e filoamericano.  L’Italia di Giorgia Meloni non è in questo senso molto diversa da quella di coloro che l’hanno preceduta: imbottigliata completamente nel collo di vetro dell’Occidente e dei cappi di Bruxelles, come tutte le classi dirigente nostrane non ha mai potuto o voluto cercare un minimo approccio di affrancamento, se non in forme lievi ed estremamente lente.

La situazione attuale pone Roma e Budapest di fronte all’ultima questione, quella delle nomine Ue. Un ambito in cui il presidente ungherese cercherà, come sottolinea anche l’Ansa, un’intesa con quello italiano. Magari sulla memoria dei temi conuni che Orban e Meloni hanno sempre coltivato: immigrazione, demografia. Il problema è che sul tema in oggetto c’è una distanza evidente: il presidente del Consiglio italiano sta cercando di capire come dialogare con la maggioranza “Ursula” a Strasburgo, mentre il leader ungherese ha dei rapporti molto più difficili con essa. Questo sebbene i magiari vogliano proporsi come “ponte”…

Da luglio inizia la presidenza ungherese

La presidenza onoraria dell’Ue passerà per il tradizionale semestre proprio a Budapest. Lo slogan è piuttosto diretto: “Make Europe Great Again”, ispirata chiaramente all’ex presidente statunitense Donald Trump. ” Difesa, competitività, un’ulteriore stretta all’immigrazione, allargamento con vista sui Balcani Occidentali, più che sull’Ucraina, saranno alcuni temi chiave di una presidenza che potrebbe limitare la portata attuativa del Green Deal e che di certo non si concentrerà sulle riforme istituzionali dell’Ue”, si legge proprio sull’Agenzia nazionale. Supponendo una vicinanza tra i due. Ma il premier italiano dovrà tenere una politica decisamente più aggressiva e convincente di quella di fatto nulla espressa fino ad oggi, quanto meno sulla questione ucraina e sull’immigrazione di massa. Nessuno chiede “fantapoliticamente” di mutare opinione o per meglio dire “allineamento”, ma quanto meno cercare di andare oltre le dichiarazioni fotocopia di tutto ciò che proviene da Washington. Come avviene da anni a Budapest. Forse un’eventuale elezione di Trump negli Usa potrebbe aiutare, ma resterebbe una magra consolazione.

Alberto Celletti

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