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Meloni e Le Pen, quanto clamore giornalistico per una differenza inventata

by Stelio Fergola
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Roma, 12 giu – Intendiamoci, ci sono varie sfumature della questione. Per i sinistri irrecuperabili sono tutti fascisti, chiaramente, quindi anche Giorgia Meloni che, non a caso, deve continuamente professarsi anti-fascista per continuare a non essere accettata dalla cricca del pensiero unico dominante liberal-progressista di sedicente ispirazione “antifà”. E figuriamoci se non lo sia in tal senso anche Marie Le Pen. Poi però sugli schieramenti in Europa e sulle interpretazioni della stampa mainstream il discorso cambia leggermente. Lì le due sono effettivamente divise da due direzioni ufficialmente differenti: perché il nostro premier e il suo Fratelli d’Italia sono da anni cardine del Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei, mentre il Rassemblement National è nel gruppo Identità e democrazia di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini. Di conseguenza, il mainstream si sta concentrando, visti i risultati strabordanti di entrambe, sulle possibilità di un “flirt” tra i due leader. Ma sono davvero così diversi?

Meloni e Le Pen, la differenza in Europa è – attualmente – inventata

Meloni passa per europeista di approccio riformista, la Le Pen quasi per indipendentista Del resto tra “conservatori” e “identitari”, se così possiamo riassumerli, la differenza sulla carta risiederebbe in un presunto nazionalismo dei secondi a dispetto dei primi, stante un “euroscetticismo” che li accomunerebbe E che probabilmente, alle origini, effettivamente li accomunava. Almeno, diversi anni fa, quando il Rassemblemente era il Front e Fratelli d’Italia un partito di opposizione, peraltro dai consensi estremamente limitati. In ogni caso, praticamente ogni distinzione espressa da media, giornali e approfondimenti tra le due figure ad oggi risulta particolarmente inventata. Meloni e Le Pen non sono diversi, quanto meno in chiave europea (discorso diverso sul rapporto con la Nato). Non solo: è stata la francese ad”imitare” politicamente la seconda, e non il contrario come pure si potrebbe pensare.

In Francia si sono arresi già sette anni fa

Il punto sta proprio qui. Chi fa tutto questo rumore sulle differenze tra le due o non sa di cosa parla oppure preferisce ignorare i dati di fatto. Il primo è che Marie Le Pen si è ritirata dalle questioni più scottanti già nel 2017, quando cambiò il nome del partito da Front National a Rassemblement National. Nei mesi successivi alle elezioni presidenziali, in cui Marie ottenne un risultato maiuscolo ma si dovette arrendere alla vittoria di Emmanuel Macron, la Le Pen dichiarò ufficialmente che la lotta all’Euro e all’Unione europea non rappresentavano più una priorità, stante la sempreverde ostilità all’immigrazione di massa. Appena in primavera, le dichiarazioni erano di segno diametralmente opposto.

Niente di diverso da quanto fatto in Italia dalla stessa Meloni o da Matteo Salvini con la sua Lega. Addirittura, il leader francese avviò il processo da capo dell’opposizione e non da forza di governo, mentre per quanto riguarda i partiti italiani la questione si è concretizzata dopo l’esperienza gialloverde per quel che concerne il Carroccio, poco prima delle elezioni che hanno formato l’ultimo governo per quel che concerne Fratelli d’Italia. Anche sulla politica estera, il Rassemblement ha compiuto ulteriori passi indietro rispetto agli approcci precedenti. Perfino più veloci di quelli della Lega, che sulla questione russo-ucraina si arrende ai diktat dominanti ma ogni tanto prova a deviare senza molti sviluppi. La Le Pen, a marzo di quest’anno, si è smarcata anche dalla titubanza e ha sposato in pieno l’antirussismo. Come del resto la Meloni. Quindi insomma, anche sull’opposizione alla Nato “sostanziale” del Rassemblement ci sarebbe da discutere…sebbene non sia il centro della nostra analisi.

La questione, in conclusione, è di natura comunicativa e non sostanziale. Non esiste alcun motivo logico per cui Meloni e Le Pen non dovrebbero “flitrare”, perché fatti, dati, posizioni pubbliche e dichiarazioni alla mano non presentano alcuna differenza, al di là degli schieramenti divisi a Stasburgo.

Stelio Fergola

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