Roma, 4 gen – Mel Gibson ha compiuto 60 anni. L’attore statunitense, figlio di padre di origini scozzesi e gallesi e di madre irlandese, è sicuramente una delle icone più amate e conosciute del cinema. Lanciato verso il successo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 dalla saga di Mad Max di George Miller – in Italia inspiegabilmente apparsa con il titolo di Interceptor – Gibson si è poi affermato come stella indiscussa degli action movies e come sex symbol nella seconda metà degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90 con la saga di Arma Letale di Richard Donner in cui ha interpretato l’agente Martin Riggs, il poliziotto pazzo e totalmente indisciplinato con tendenze suicide ma anche rissose e guascone.
Ma il ruolo per cui sicuramente è passato e passerà alla storia è quello di William Wallace, il condottiero indipendentista scozzese che all’inizio del XIV secolo guidò il popolo verso l’indipendenza dall’Inghilterra, indipendenza che avrebbe ottenuto solo dopo la morte di Wallace. Il film Braveheart del 1995, di cui Gibson è stato anche regista, non solo è un successo al botteghino, non solo vince 5 premi Oscar – tra cui miglior film e miglior regia proprio a Gibson – e un Golden Globe, ma diventa in pochissimo tempo uno dei film più amati di sempre. Il discorso di incitamento alle truppe male armate che devono affrontare la cavalleria più forte del mondo e il rifiuto di abiurare pur sotto tortura che spingerà i suoi compagni a lottare in suo nome nella decisiva battaglia di Bannockburn, scene impreziosite dalla favolosa colonna sonora di James Horner, diventano in un attimo tra le più amate e citate della storia del cinema.
Dopo il successo di Braveheart è un altro film a portarlo alla ribalta, tanto per il grandissimo successo che riscuote quanto per le polemiche che lo seguiranno. È The Passion of the Christ, film del 2004 che per la prima volta lo vede solo regista e non interprete. Girato quasi esclusivamente in Italia – oltre alla star Jim Caviezel che interpreta Cristo infatti compariranno tantissimi attori italiani più o meno bravi, come Monica Bellucci nei panni della Maddalena, Rosalinda Celentano nei panni di un Satana ambiguo e asessuato, Sergio Rubini nei panni di uno dei ladroni e Claudia Gerini nei panni della moglie di Pilato – il film sugli ultimi giorni di Cristo scuote l’opinione pubblica per la violenza delle scene della passione ma anche per le accuse di antisemitismo, dovute al fatto che gli ebrei del Tempio sono visti come unici colpevoli mentre i Romani vengono quasi “assolti”.
Da quel momento il fronte contro Mel Gibson sembra compattarsi. Le accuse di antisemitismo si susseguono e improvvisamente nascono anche improbabili accuse di omofobia o violenza. Anche molte celebrità di Hollywood sembrano improvvisamente puntare il dito contro di lui, dall’attrice Wynona Rider allo sceneggiatore Joe Eszterhas, mentre altre come Gary Oldman prendono le sue difese per poi essere costrette a scusarsi pubblicamente. Nel mirino improvvisamente entra anche il padre di Mel, Hutton, che complici anche le sue idee radicali sedevacantiste diventa per tutti i media un teorico del complottismo che nega l’olocausto, che teorizza un complotto giudaico-massonico contro papa Luciani e che sostiene che gli aerei dell’11 settembre fossero telecomandati.
Il feroce attacco contro tutta la famiglia Gibson diventa in poco tempo una vera e propria crociata a cui l’attore risponde sempre e solo con goliardia e sarcasmo, ma che tuttavia comincia a dare i suoi frutti. Gibson torna dietro la cinepresa nel 2006 con Apocalypto ma il film viene aspramente bocciato ancor prima di essere visto. L’attore entra poco a poco nel limbo del dimenticatoio se non per sporadiche accuse qua e là da qualche giornale. Torna solo nel 2010 con un altro film d’azione (Edge of Darkness – Fuori Controllo, di Martin Campbell) e ricomincia piano piano a tornare alla ribalta, anche se mai per film importanti, ma sempre e comunque mantenendo la sua aria pungente e sarcastica che non conosce freni. Accetta infatti l’autoironico ruolo del “cattivo” ne I Mercenari 3, in cui i “vecchi attori” degli action movies anni ’90, da Stallone a Willis a Schwarzenegger a Van Damme a Harrison Ford fino Chuck Norris, si prendono un po’ in giro divertendosi sul set forse anche più degli spettatori.
Gibson torna a fare cinema e a dribblare le accuse con la sua aria guascona, menefreghista (nel senso dannunziano del termine) e indomita. Come i suoi personaggi, sicuramente come il suo Wallace ma un po’ anche come l’agente Riggs, che candidamente ammette “sono troppo vecchio per queste stronzate” prima di lanciarsi in un inseguimento mortale con tanto di scazzottata e sparatoria che si chiuderà con una risata divertita di fronte alle ferite e alle fratture causate dagli avversari.
Carlomanno Adinolfi
2 comments
Grande Gybson,ed interessante ed acuto articolo
Gibson, scusate