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Manifesto del Centro Studi Kulturaeuropa per il soggetto Europa Potenza

by La Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo il seguente manifesto del Centro Studi Kulturaeuropa, segnalando, inoltre, il dibattito dal titolo “Il nazionalismo oggi, tesi a confronto” con Francesco Ingravalle, Sergio Filacchioni e Giancarlo Ferrara che sarà trasmesso domani, ore 17:30, sul canale youtube di Kulturaerupa [IPN]

Roma, 21 ott – Nell’epoca dei conflitti globali, il nazionalismo si rivela sempre più inadeguato ad affrontare le sfide presenti. Kulturaeuropa ha avviato una profonda riflessione su quanto questo concetto sia fuorviante e spesso ambiguo nel suo utilizzo in chiave antieuropea.

Quale nazionalismo?

Non dimentichiamo che gli Stati-Nazione non sono dati “naturali” ma costruzioni economiche, sociali e istituzionali; tra il XV e il XIX secolo l’unificazione dei mercati ha costituito spesso la base per unificazioni politiche sotto il comando di una componente. Lo si vede anche nella storia linguistica degli Stati europei: una lingua si impone con la forza dei rapporti economici, dei rapporti sociali, delle architetture istituzionali su altre lingue relegate al ruolo di dialetti (si pensi al toscano ‘corretto’ rispetto alle altre lingue della penisola italica, come il romanesco, il napoletano, il genovese, il veneziano).

Esiste la possibilità di far convivere lingua dominante e lingue dominate come ha mostrato il tentativo di Giovanni Gentile di strutturare lo studio della lingua toscana, stimolando la traduzione dalle lingue minori (o dialetti). Lo stesso discorso vale per le economie locali integrate a forza, per lo più, nelle economie maggiori e per le forme istituzionali locali integrate parimenti a forza in complessi istituzionali maggiori. L’unità comunque è coordinamento della pluralità, si potrebbe dire. Oltretutto le forme nazionaliste che non abbiano in sé anche i caratteri del cambiamento in campo economico e sociale, sono da sempre utilizzate dalla reazione in chiave divisiva e aggressiva anche verso popoli fratelli, producendo inimicizie e incomprensioni che impediscono alleanze con altre culture e mondi.

Imperialismo vs impero

Teniamo presente che il “divide et impera” è il principale strumento di dominio dei complessi di investitori internazionali disciplinati dai grandi istituti di credito transnazionali e che il nazionalismo è la ricetta del dominio transnazionale (quali che siano le intenzioni dei nazionalisti/sovranisti). Se guardiamo alla realtà capitalistica vediamo bene che si sono formati un blocco euro-statunitense, un blocco cinese/russo e che il resto del mondo si sta distribuendo secondo queste realtà geoeconomiche. Tutti blocchi fondati sulle leggi dello sfruttamento della forza-lavoro in nome dell’accumulazione di profitti a vantaggio delle catene transnazionali di investitori. Altra cosa è la prospettiva imperiale che reca in sé il principio dell’Universalità e che per questo consente di dialogare e di coesistere con forme culturali diverse, ma che riconoscono un principio ordinatore.

Un principio ordinatore che coordini le specificità, le diversità, le peculiarità in relazione alle esigenze sociali di aree geoeconomiche ben individuate da caratteristiche produttive, da saperi sviluppati localmente che sono arricchiti da apporti esterni. La storia dell’Europa mostra un convergere di tradizioni culturali di straordinaria varietà, non soltanto guardando il passato, ma guardando il presente e il prossimo futuro. Un buon modello è stato l’Impero romano ed un altro è stato l’Impero asburgico, ognuno con le sue contraddizioni ed insufficienze dato che i modelli sono sempre relativi. Far convivere in una totalità organica realtà culturalmente, socialmente, economicamente, istituzionalmente diverse è la sfida di un potere che voglia essere imperiale.

La tragedia del presente e le sfide per il futuro

In quest’ottica abbiamo ascoltato con un certo ribrezzo parlare di “patriottismo occidentale” che vorrebbe sostituirsi all’Europa perpetuando il dominio valoriale americano e sionista (quest’ultimo come mero strumento militare). Proprio quel nazionalismo guerrafondaio dominante dal 1945 (naturale prosecuzione del nazionalismo imperialistico sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale) che vorrebbe contrapporre, seguendo le tesi della Fallaci e di Samuel Huntington, l’Occidente al resto del mondo. Se certa destra è ormai inserita a pieno titolo in questo schemino piuttosto grezzo, noi invece proponiamo un’Europa Potenza che sia da traino e sia ponte verso il mondo arabo e africano per un percorso di liberazione dall’imperialismo dominante, senza nessun falso patriottismo e tanto più per conto terzi.

Nessuno ci convincerà del contrario della necessità di Una Europa federale in grado di porsi come terzo blocco di fronte alle altre realtà in corso di formazione. Ma l’Europa federale non nascerà senza un soggetto culturale e politico che si muova sulla base di una critica della situazione attuale. La critica, in pratica, della realtà oggettiva dell’imperialismo. Non è soltanto tragico il recente vento “di una certa destra” che soffia in Europa. È tragico quello che esso rivela a chiunque sappia guardare nel fondo delle cose. Tragico è che quanto esiste di integrazione europea è frutto dell’imperialismo statunitense, per larghissima parte, e che la sua astratta negazione è un sovranismo che trascina parte dell’opinione pubblica. Tragico è che non esiste un’opinione pubblica europea concretamente alternativa alla realtà dell’imperialismo. Tragico è che la cultura alternativa che si sta, comunque, formando non sia attualmente in grado di orientare le masse europee, né di fornire, per il momento, la coscienza di una identità economica, sociale, storico istituzionale nella quale prendano corpo interessi geoeconomici specificamente europei.

Centro Studi Kulturaeuropa

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