Roma, 24 mag – Pivert, l’azienda interamente made in Italy torna a far parlare di sé. Dopo essere stata al centro di molti articoli in campagna elettorale per via del suo proprietario, Francesco Polacchi, l’occasione per tornare su Pivert e le sue collezioni la diede Matteo Salvini, che allo stadio si fece fotografare con indosso un giacchetto dell’azienda in questione e finì al centro delle polemiche dei media di sinistra per aver indossato il “marchio di CasaPound”.
Del caso ce ne occupammo anche noi del Primato Nazionale. Ora Pivert è tornata negli incubi di alcuni giornalisti volti alla ricerca della verità e dediti alla libertà (per loro). A causa della grande e gratuita campagna pubblicitaria che il gridare allo scandalo ha regalato a Pivert, con un notevole incremento degli ordini, Polacchi ha pensato bene di inviare ai giornalisti così attenti agli affari altrui un pacco dono. Christian Raimo, Valerio Renzi e Paolo Berizzi i destinatari dell’omaggio. A qualcuno solo una polo, a qualcuno un maglione, a qualcuno entrambi.
Apriti cielo. Sui social i giornalisti in questione hanno segnalato la cosa, andando persino a fare le pulci sulla qualità dei tessuti e della foggia, definita “burinchic”: ma come? A caval donato non era buona prassi non guardare in bocca? Come se non bastasse è emersa, come se ce ne fosse bisogno, la loro totale mancanza di gratitudine dato che l’omaggio è stato definito da Raimo “una piccola forma di intimidazione mediatica”. Renzi ha avuto invece un dubbio: “Non so se il pacco arrivato in redazione sia un gesto da bulletti, una velata intimidazione, una forma di pressione sul nostro lavoro, la ricerca un po’ maldestra di visibilità e neanche mi interessa”. Lo stesso Polacchi sulla sua pagina facebook ha fatto sapere che l’omaggio, che altro non era se non un gesto goliardico, non è stato gradito.
Proprio da loro arriva un’accusa simile, dopo che per mesi hanno minacciato di apologia del fascismo chiunque volesse indossare un maglione con il logo di un picchio. Sta di fatto che Renzi ha fatto sapere di rimandare il pacco al mittente, mentre Raimo si è preso la briga di scarabocchiare il logo Pivert con il simbolo anarchico, affermando che regalerà il maglione al profugo senegalese che staziona da mesi sotto casa sua. Consola il fatto che almeno indosso a qualcuno che sta in strada tutto il giorno il maglione ci sarà. Altra pubblicità gratuita.
Anna Pedri
6 comments
fate tutte le A cerchiate del mondo,anche se fuori tempo massimo e tracciate peraltro da chi conduce una vita al 100% borghese…
ma PROFUGO senegalese proprio non si può leggere.
ps
devo correggermi ma la mia perplessità non cambia; ho commentato sulla nazionalità senegalese del “PROFUGO” come da voi riportato,mentre nel post originale di tal Ramo (mai sentito veramente,ma chi sarebbe ?) si parla di PROFUGO singalese ossia proveniente da Ceylon,ove i miei amici vanno in vacanza.
gonna refresh the question; come si fa ad essere PROFUGO provenendo da Ceylon ?
Un decerebrato come Raimo non poteva fare diversamente.
A cavial donato non si guarda in bocca, mica a caval donato. Questi sono rivoluzionari al caviale, non dimenticatevelo.
Conobbi Cristian Raimo , quando feci un corso sul lavoro editoriale con la Minimum fax, di cui Raimo faceva parte.
(Costo del corso 3.000 euro, tremila si, TREMILA, AH che belli i compagni della Minimum fax ).
Una arroganza e una spocchia così elevata non l’avevo mai vista, eppure sono stato di sinistra per vent’anni e ne ho conosciuti di stronzi spocchiosi . Ma Raimo li batte tutti. Puro vuoto con il nulla intorno.
Ah il commento è estensibile alla totalità della Minimum fax e non perché ho pagato 3.000 euro o perché non lavoro nel campo editoriale.
E se Raimo donasse parte della sua generosa Casagit, che gli consentirà di sparare idiozia vita natural durante, al povero cingalese?