Roma, 29 ago – Sulla storia d’amore tra l’Ue e Pfizer si sono scritte paginate di cronaca politica e soprattutto economica. In particolare il presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, non temiamo di esagerare nella forzatura, ci ha fatto quasi sexting, con Pfizer. Questione che, ovviamente, ha suscitato scandalo, al termine di una enormemente controversa “era Covid”, come qualcuno la chiama ormai da diverso tempo. E non parliamo nemmeno del Qatargate, altra dimostrazione di infinita trasparenza ed onestà delle istituzioni europee. Ora la solita Ue ha deciso di fare l’ennesima predica all’Italia. Il tema è comico solo a pronunciarlo: il conflitto d’interessi.
L’Ue che “insegna” all’Italia sul conflitto d’interessi: tutto vero
Ebbene sì, è tutto vero. Per quanto possa sembrare incredibile. Ieri il Consiglio d’Europa ha strigliato duramente il nostro Paese, colpevole di non mantenere una condotta adeguata sul tema del conflitto d’interessi, un tema molto in voga dai tempi bui dell’antiberlusconismo militante. Evidentemente, all’estero sanno di toccare un tema su cui troppi italiani sono stati presi per i fondelli. Non per inesistenza del tema in sé (la classica precisazione che facciamo a coloro che definiamo senza troppe remore “gli intelligenti”), ma per il ruolo fuorviante che esso ha recitato in un Paese che si stava letteralmente autodistruggendo mentre media e farisei dei media si stracciavano le vesti perché a Berlusconi piaceva la figa (tra le altre cose).
Comunque, da Strasburgo sono molto seri, e noi mai ci sogneremmo di non prenderli sul serio, ci mancherebbe altro. È il Greco, l’organo anticorruzione del Consiglio d’Europa, a parlare: “L’Italia deve migliorare le norme e adottare linee guida “chiare ed esaustive” allo scopo di risolvere i potenziali conflitti d’interesse delle “persone che ricoprono incarichi esecutivi di alto livello”. Questo perché “le norme attuali chiaramente non coprono e non possono coprire tutte le situazioni in cui gli interessi di un ministro o di un consigliere potrebbero influenzare, o sembrare influenzare, l’esercizio obiettivo e imparziale delle sue funzioni ufficiali”.
Dopo il sexting con Pfizer e il Qatargate sarebbe più onorevole il silenzio
Meglio stare zitti, lo diciamo sempre. Ma a Bruxelles, a Strasburgo, nell’immacolato Nord Europa, preferiscono parlare. Perfino di “codice di condotta” da seguire. Il che non è parlare, ma starnazzare, diciamolo pure. E spararle grosse, perfino etiche, per non parlare apertamente di fregnacce. Alle quali i soliti euroinomani saranno ben lieti di sottomettersi, perché li conosciamo fin troppo bene. Per chi abbia un minimo di amor proprio, il discorso non può che essere differente.
Perché l’Ue che fa la predica all’Italia sul conflitto d’interessi è addirittura una barzelletta. Tragica, forse, visto che è incredibile dover vivere in un mondo in cui chi racconta barzellette abbia pure il potere di dirti cosa fare, quando saltare e quando parlare. Ma pur sempre qualcosa di indiscutibilmente comico, in quanto ridicolo. Le chat nascoste di Ursula von der Leyen con una multinazionale privata, una condotta inqualificabile di tutta l’Unione durante la pandemia (coerentemente con le azioni politiche orientate in tal senso anche in altri ambiti, come quelli industriali e green), il penosissimo Qatargate, un’intera galassia basata su conflitti di interesse continui che fa le pulci a un piccolissimo pianeta, l’Italia, proprio sul conflitto d’interessi. Sì, fa decisamente ridere. E chi si permette di prendere sul serio una serie di boiate simili merita di essere loro schiavo.
Stelio Fergola