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Lo stolto guarda il dito, il saggio la luna. E se noi guardassimo le stelle?

by Carlomanno Adinolfi
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Roma, 5 mar – Quando fondammo Prometheica, nessuno badò al perché lo stavamo facendo. Erano tutti troppo spaventati dalle AI che ci avrebbero sostituito, dai chip nel cervello, dal transumanesimo eccetera. Dal contingente accessorio insomma. In breve dal dito. Nessuno ha voluto guardare la Luna, Marte e le stelle che il dito indicava.

Guardare le stelle

Chiariamoci, non è che il nostro scopo fosse solo dimostrare quanto fosse bella la IA o quanto la biogenetica potesse curare le malattie. Né soltanto avere il culto del futuro contro le fughe nel passato. Il vero obiettivo era ristabilire un concetto rivoluzionario semplice eppure da troppo dimenticato: porsi oltre (o come avrebbe detto il Vate, “più in alto, più oltre”).
Takuan Soho, monaco zen della scuola Rinzai vissuto tra il XVI e il XVII secolo (l’epoca d’oro in cui fiorì l’etica samurai) scriveva che nell’arte marziale, nel momento in cui ti fissi sulla spada per osservarla, il tuo avversario ha la meglio. Devi entrare in sintonia con il movimento della spada. Essere azione, in modo da porti già nell’istante in cui il movimento è compiuto e poterlo così anticipare. Non è tanto dissimile da un concetto cardine della cultura europea: Im Anfang war die Tat, in Principio era l’Azione, l’incipit del Faust di Goethe con cui non a caso si apriva il primo volume di Prometheica. Concetto poi ripreso, guarda caso, dall’arditismo e dal futurismo (già, non era solo zang tumb tumb e culto delle macchine…) per poi essere il nerbo dell’avanguardia che fece la Rivoluzione.

Cavalcare le dinamiche, non frenare

Spesso dico che “la saggistica ha rotto le scatole” perché a furia di diventare analitici ci soffermiamo troppo “sulla spada” e non si va mai oltre la dinamica. Con i drammi della geopolitica da psicanalisi a cui stiamo assistendo. Il mondo va incontro a una accelerazione, tutto cambia in modo repentino. In queste situazioni ci sono vari modi di comportamento. Ci si può porre solamente come freno, rallentatore, reazione. Ma si verrà sempre travolti, o nel migliore dei casi vedremo qualcun altro che avrà preso tutti i vantaggi al posto nostro. Ci si può porre tatticamente, cavalcando le dinamiche sul momento in modo situazionista. Questo ci terrà a galla nel breve, ma senza mai farci ottenere risultati duraturi. Oppure ci si può porre, appunto, “oltre”. Fino a qualche mese fa dicevamo che l’Italia era in una posizione di vantaggio grazie alle dinamiche geopolitiche in corso, oggi tutti i vantaggi sembrano svaniti. Perché? Solo perché Usa ed Europa sono ai ferri corti e l’Italia non può trovarsi con i “piedi in due scarpe” come aveva fatto finora grazie agli ottimi rapporti con Trump? Solo perché Inghilterra e Francia sembrano aver preso l’iniziativa lasciandoci con il cerino in mano a chiederci “che fare”? Solo perché il governo stesso è diviso tra europeisti in sordina e lacchè di Washington? No, questo è l’errore dell’analista che si ferma sulla spada. Tutto questo è solo l’effetto, non la causa. La causa sta nel fatto che al governo (a meno di piacevoli sorprese) abbiamo solo chi è rimasto spiazzato dall’accelerazione e prova a frenare (e così facendo viene anticipato da altri) o chi tatticamente prova a mettersi in coda a quello che in questo momento sembra il cavallo vincente (ma che magari tra un mese avrà cambiato tattica, lasciando gli utili idioti a fare capriole verbali e ideologiche).

Pensare prometeicamente

Se qualcuno avesse pensato “oltre” avrebbe visto che l’impellenza inevitabile ora è un Europa armata e con una centralità politica forte. Saprebbe di essere l’eccellenza mondiale nel campo degli armamenti (è bastato dire “Europa armata” che Leonardo ha guadagnato il 10%) e quindi potrebbe proporsi come hub logistico e distributivo bellico, mettendosi a disposizione al pari delle potenze nucleari inglese e francese. Nel farlo avrebbe subito avuto un posto in prima fila nel vertice, diventando quindi attore protagonista nella costruzione di una leadership forte europea. Avrebbe sfruttato i buoni rapporti con Washington, consapevole che oltre le sparate di Trump c’è un congresso che sarebbe ben felice di avere l’Europa che spende per l’armamentario e sarebbe felice di avere un partner dentro quel processo, e così facendo ora sarebbe guardato da tutti i leader europei come la persona a cui affidarsi, invece che come lo scettico che potrebbe tradire. E saprebbe di avere rapporti privilegiati e duraturi con India e Giappone, con cui fare discorsi che vadano al di là del cortile di casa e proietterebbero vero l’Indo Pacifico, che è il prossimo scenario della sfida mondiale. In questo modo gli stessi cinesi ci terrebbero da conto, sapendo che una Europa forte sarebbe l’unica loro speranza per avere una terza potenza che media con gli Usa. E lo saprebbero anche gli Usa, che a quel punto non potrebbero schiacciarti per non spingerti troppo nelle braccia di Pechino. Ma no, non sia mai pensare in modo troppo “prometeico” e rivoluzionario. Non sia mai che poi ci mettono un chip nel cervello e ci comandino da remoto grazie ai microbot inoculati insieme al vaccino. Molto meglio dire che quello che accade è troppo pericoloso, che agire nel Kali Yuga è sbagliato e che bisogna aspettare l’allineamento astrale affinché si palesino le giuste condizioni affinché l’Europa dei Popoli si faccia da sé, senza provare ad affrontare le dinamiche della Storia.

Carlomanno Adinolfi

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