Roma, 24 ott – Il “caso Apostolico” è emblematico di una situazione “magistratura” ormai giunta oltre ogni limite della decenza. Questo governo è finora fallimentare, senza sé e senza ma. Ma è davvero urticante pensare che anche quando, per sbaglio, si faccia qualcosa di decente essa venga immediatamente fermata dai soliti giudici ideologicamente orientati, per di più sempre a senso unico, sempre contro l’interesse nazionale, sempre per il favore dei diktat esterni.
La magistratura governa una politica già di per sé pavida e corruttibile
Lo schema è questo: il governo non fa nulla. In una situazione di particolare ubriachezza generale (deduciamo noi) propone un provvedimento che abbia un senso (come quello del trattenimento nei centri per il rimpatrio dei clandestini senza diritti di asilo). La magistratura a quel punto dice che non va bene e praticamente lo annulla, “liberando” i clandestini finiti sotto la normativa appena messa in azione. Insomma, la sintesi è debilitante: già la politica fa poco o nulla, già è immobilizzata dalla paura di andare un minimo controcorrente in tutto, già è corruttibile oltre ogni misura tollerabile. In più, ci si mette anche la classe dei giudici (perché di tale si tratta) pronta a tenerla in riga ad ogni minima deviazione.
Il ricorso del governo contro Apostolico
Come riporta Il Secolo d’Italia, il governo è ricorso in Cassazione contro il giudice del tribunale di Catania Iolanda Apostolico, ovvero il magistrato che ha deciso di non onvalidare i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo disposti dal questore di Ragusa nei confronti di quattro clandestini, spariti nel nulla dopo la “liberazione”. Palazzo Chigi, in una nota, dice: “L’Avvocatura Generale dello Stato ha proposto oggi distinti ricorsi per Cassazione contro i provvedimenti con i quali il Tribunale di Catania ha negato la convalida del trattenimento di migranti irregolarmente arrivati sul territorio nazionale”. Insomma, è un bel caos: sarebbe un miracolo riuscire a criticare il governo almeno liberi da queste zavorre ostili, fastidiose e francamente anche eticamente insopportabili.