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L’imbarazzante silenzio della Chiesa sulla vergogna olimpica

by Alberto Celletti
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Bergoglio

Roma, 30 lug – A quanto pare la Chiesa non ha niente da dire sulla vergogna olimpica di sabato scorso. Quanto meno per ora non ha niente da dire Jorge Bergoglio, ovvero Papa Francesco, il quale in questi giorni non ha aperto bocca o quanto meno non ha fatto giungere la sua voce sui media (il che è lo stesso). Diversamente dal “popolo” del clero francese, che invece ha reagito eccome, come sembrerebbe naturale, dopo la rappresentazione queer dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

Chiesa olimpica, pure troppo

Potremmo buttarla sull’ironico: la Chiesa è talmente olimpica da non voler dire nulla contro le Olimpiadi, nemmeno se la cerimonia d’apertura è un insulto al cristianesimo praticamente in ogni sua essenza. Perché? Stando al Messaggero, per evitare fronti diplomatici con la Francia.

Ci sembra francamente implausibile che la Santa Sede non si esprima: sarebbe troppo. Già aver fatto passare un tempo simile è gravissimo, ma non vogliamo immaginare che l’indifferenza prevalga in generale. Tutto può essere, vedremo…

Chi vive nella paura è morto ancora prima di iniziare a vivere

La situazione della Santa Sede è un disastro costante e continuamente in via di peggioramento. La Chiesa vive in un mondo ad essa ostile, altamente indifferente a praticamente tutti i principi che essa propugna. Non è casuale che Francesco sia così insistente sul fronte del sostegno all’immigrazionismo: in quel caso – distorcendo e guardando il messaggio cristiano forzatamente con il “prossimo” interpretato con persone che stanno dall’altra parte del mondo e non anche sotto casa propria – il liberal- progressismo può essere assecondato con più facilità. Tutto il resto è una forzatura enorme, le carezze e i “giri intorno agli Lgbt” in primis. Argomento in cui la Chiesa, ovviamente, non può non contestare (come fa, in talune encicliche e in dichiarazioni sporadiche), ma su cui nelle dichiarazioni riportate sul mainstream prevale uno strambo dialogo che dal “chi sono io per giudicare” di Francesco risalente ormai ai suoi esordi ben poca strada ha fatto.

Il risultato è che la Chiesa chiede l’approvazione dei progressisti e quando si esprime contro di essi lo fa nel più assoluto silenzio: eppure, si parla della Santa Sede, non certamente di una piccola realtà impossibilitata a far dare risalto alle proprie dichiarazioni pubbliche. Nel silenzio con la Francia c’è tutta la paura che anima la Chiesa di Roma da un buon decennio. Grosso modo a quando Joseph Ratzinger, nel 2013, passò il testimone a Bergoglio. Da quando si passò da un Papa interessato non tanto alla quantità del proprio consenso di fedeli ma a tenere la schiena del messaggio cristiano dritta a un altro il cui unico interesse sembra essere quello di ottenere le pacche sulle spalle di un mondo che non lo accetterà mai.

Alberto Celletti

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