Roma, 16 giu – Ogni idea politica prevede, oltre a un progetto per l’avvenire, anche un nuovo sguardo sul passato, che non è affatto materia inerte consegnata alla memoria ma qualcosa che non cessa di divenire costantemente ed essere campo di battaglia fra prospettive storiche differenti.
Si tratta di un concetto spiegato molto bene da Giorgio Locchi, che vi ha costruito sopra una vera e propria teoria del tempo tridimensionale, ma che è stato presentito anche da altri autori: pensiamo solo a Julius Evola e al suo capitolo ne Gli uomini e le rovine sulla “scelta delle tradizioni”.
Al conflitto delle genealogie dedica ora un libro Giovanni Damiano. Si tratta de L’emozione genealogica (Edizioni di Ar, € 12,00, pp. 115), raccolta di saggi usciti sul periodico di studi pagano-romani La Cittadella. Damiano non è un nome nuovo della cultura non conforme: all’autore salernitano si deve forse la miglior critica filosofica mai scritta della società multirazziale e della retorica immigrazionista, ovvero Elogio delle differenze, un testo davvero cruciale e che oggi andrebbe riletto da ogni militante identitario europeo.
Il titolo del nuovo libro di Damiano può sembrare straniante, ma la spiegazione è data dall’etimologia: emozione è infatti e movere, ovvero “muovere da”. La genealogia, cioè il discorso sull’origine, diventa allora il tornante fondamentale del pensiero da cui muovere per comprendere la storia d’Europa, i suoi crocevia, le sue derive e i suoi possibili nuovi inizi.
I testi raccolti nel volume sono tutti variazioni su questo argomento. Talora, va detto, il dettaglio erudito e l’approfondimento specialistico vanno un po’ a scapito dell’efficacia degli articoli, ma questo è forse il prezzo da pagare per confrontarsi con la storia senza griglie consolatorie, schemi manichei, semplificazioni indebite, letture banalizzanti.
Sotto la lente di ingrandimento di Damiano finiscono varie immagini storiche: l’eredità sempre “inquieta” del momento indoeuropeo, le origini “egizie” del monoteismo biblico, l’Alessandro Magno preda della tentazione “asiatica”, che fungerà poi da modello nefasto per analoghe e analogamente sfortunate avventure romane, Carlo Magno e il suo scardinamento dell’idea di impero in funzione di una regalità “giudaica”, Giuseppe Mazzini e il suo messaggio conteso tra fascismo e antifascismo, e così via.
In ogni articolo si dischiude un presente in cui la lotta per l’avvenire passa irrimediabilmente per una contesa sul passato. “Genealogia – spiega l’autore – rimanda alla paziente ‘cerca’ dei mille fili che compongono la nostra comune identità. Una dinamica straordinariamente complessa, dunque, attraversata, com’è, da rotture e riprese, da brusche lacerazioni, continuità parziali e nuovi inizi”. Perché l’origine può di nuovo irrompere nella storia e riaprire, inaspettatamente, il divenire.
Adriano Scianca