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La tradizione come collante dell’identità nazionale: le RSS indiane

by La Redazione
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Nuova Delhi, 10 dic – La Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), traducibile con “Organizzazione volontaria nazionale” è un’organizzazione culturale vicina alla destra nazionalista hindu, fondata nel 1925 da Vinayak D. Savarkar, con uno sguardo ai movimenti nazionalisti europei del tempo e con il proposito di messa in atto dell’ideologia Hindutva.

I principi su cui le Rss sono fondate sono la tutela della tradizione degli Arya, popolazioni nomadi indo-europee originarie delle regioni attorno al Mar Caspio e della Russia meridionale e giunte nella valle dell’Indo attorno al 2000 a.c., nonché dei precetti contenuti nei Veda, raccolte di inni in versi – composti in sanscrito – sacre alla cultura hindu.

Il lato politico e istituzionale delle RSss è costituito dal Bharatiya Janata Party (Bjp), partito a cui appartiene l’attuale primo ministro Narendra Modi, militante Rss dall’età di 8 anni. Molti dirigenti del Bjp si sono infatti formati nei ranghi del Rss, che dunque ha acquisito un certo influsso sulla attuale politica governativa.

La struttura dello Rss è fondata sulla “shakha”, l’unità di base. L’arruolamento avviene su base volontaria e attualmente l’organizzazione conta su diversi milioni di militanti operanti in tutto il subcontinente indiano. Le manifestazioni delle Rss sono caratterizzate da una perfetta disciplina nonché da una divisa d’ordinanza composta da bustina nera, calzoncini color khaki e camicia bianca. Nonostante le Rss siano spesso criticate per lo stile “paramilitare” di tali manifestazioni, che valsero all’organizzazione l’attributo di “versione indiana del fascismo”, l’organizzazione gode di ottima reputazione grazie anche alle numerose iniziative benefiche e umanitarie intraprese delle RSS quali – ad esempio – l’assistenza alle popolazioni colpite dal disastro di Bhopal nel 1984 e dal terremoto in Gujarat nel 2001.

Il principale ruolo assunto dalle Rss dalla loro fondazione fino alla ascesa al potere del Bjp è stato quello di tutelare il patrimonio culturale della tradizione e della religione hindu attraverso il delicato periodo di decolonizzazione e di lotta all’imperialismo britannico e al separatismo della comunità musulmana residente in India. Tale coinvolgimento diretto nella lotta è valsa alla Rss diverse messe al bando, sia da parte delle autorità coloniali britanniche durante il British Rule, che – successivamente all’indipendenza – da parte del governo indiano.

Con il partito di Narendra Modi al governo l’organizzazione potrà certamente perseguire con più efficacia i suoi scopi di tutela della tradizione e dell’ideologia Hindutva attraverso la messa in atto – anche sul piano politico – dei valori alla base dell’identità nazionale indiana.

Edoardo Fiorani

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2 comments

Tony 10 Dicembre 2017 - 2:02

…scusate, ma…a noi..degli indiani..che ci frega?!!! Piuttosto, la facciano finita con la storia dei marò..

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mar-lindia-attender-larbitrato-dellaja-1371943.html

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Hubert 10 Dicembre 2017 - 8:21

A parte la questione dei maro’, vorrei aggiungere che questo movimento e’ portatore di un bieco nazionalismo su base etnica e religiosa. In un paese difficile come l’India, e’ una continua fonte di violenze e settarismo che impedisce lo sviluppo arrmonico dello stato. Sarebbe molto più utile un nazionalismo laico, plurietnico e multiconfessionale

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