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La strana storia di Berlusconi popolare anche da morto

by Alberto Celletti
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Berlusconi Famedio

Roma, 12 giu – Che Silvio Berlusconi sia stato una personalità di assoluto rilievo nella storia italiana è fuori di dubbio. Personaggio troppo esuberante, troppo onnipresente, troppo energico per poter essere ignorato, se non dagli stupidi. Negli anni antiberlusconiani di idioti ce ne sono stati fin troppi, ma tralasciando questo aspetto, è interessante il dato che viene riportato su Tgcom24 riguardo la popolarità del fu Cavaliere, fu presidente del Consiglio e fu presidente del Milan, scomparso esattamente un anno fa. Nella fattispecie, popolarità sui social network. Il che ci fa comprendere meglio perché la sua creatura, Forza Italia, ormai priva della sua storica guida fondatrice, si sia resa letteralmente ridicola in occasione di queste elezioni europee quasi cercando di “tenerlo in vita” anche da morto.

Berlusconi, morto ma “vivo”

Ovviamente le “sparate” del partito di Antonio Tajani riguardo le croci con il nome Berlusconi non meritano neanche un commento. Certo è che però il dato è abbastanza impressionante: da quanto emerge, Berlusconi mette “a segno” un numero di interazioni ragguardevole, con il 40% registrate su TikTok, il 26% YouTube, il 23% su Instagram e il 10% su Facebook. Più uomini che donne tendono a ricordarlo (58% contro il 42), e aspetto ancor più interessante è quanto tutto ciò non riguardi solo i comuni cittadini ma soprattutto scrittori, giornalisti, imprenditori, politici.

Impronta di indubbia forza

Si tratta di una semplice constatazione, evidente quanto il segno che il personaggio ha lasciato dietro di sé, peraltro vicino poco o nulla agli ideali che contraddistinguono questo giornale e lo stesso sottoscritto. Berlusconi era un sostenitore vivace del libero mercato, dell’europeismo e della globalizzazione. Di conseguenza, almeno con chi scrive, aveva ben poco in comune. Certamente presentava meno “distanze” rispetto a un progressista tout court, con i suoi deliri sulla vita, sulla morte, sul gender a peggiorare notevolmente il quadro: ma nel mondo politico sviluppatosi negli ultimi vent’anni sono quasi diventate “sfumature”, per lo meno se guardiamo ai risultati culturali.

Tornando a Berlusconi, i numeri ci dicono che nell’immaginario collettivo sia meno morto che vivo: un dato destinato ovviamente a scomparire nel tempo, ma che a distanza di un anno è ancora rilevante sottolineare. Generando quasi da sé una riflessione sulla ricerca spasmodica di figure carismatiche in una politica, quella italiana, che risulta esserne sempre più priva.

Alberto Celletti

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