Roma, 23 giu – La corte di Strasburgo ha rifilato ieri una bella sberla ai diktat Lgbt. Beninteso che si tratta prevedibilmente di uno dei numerosissimi “primi tempi” di una partita che nel lungo periodo sarà giocata dalla controparte con ogni mezzo possibile (culturale, propagandistico, impositivo).
Strasburgo, lo schiaffone agli Lgbt
I bambini nati all’estero da maternità surrogata non possono essere riconosciuti legalmente, e fa scalpore che nel contesto di una cultura generale estremamente orientata in senso “arcobalenato” (anche nell’universo cosiddetto “europeo) le evidenze dei fatti siano state così clamorose da non consentire alcun tipo di appoggio ai ricorsi degli Lgbt “infuriati” con chi, a Padova, ha di fatto negato la legalità della registrazione di 33 bambini tenuti da coppie omosessuali, con la legge italiana chiaramente contraria ma, come al solito, ininfluente per i diktat di un’area determinata a fregarsene delle regole per poi – come da tattica consolidata – chiedere a gran voce nuove leggi sulle situazioni di fatto da essa stessa create, presentando, in pratica, il fatto compiuto.
Non si arrenderanno
Non si fermeranno mai: questo deve essere ben chiaro. Finché la loro irrefrenabile brama di conquista del mondo della famiglia, dei sessi e dei rapporti che sempre ci sono stati tra essi non sarà saziata. Ci si mette anche il ministro della Famiglia Eugenia Roccella con la sua proposta “sanatoria” a mostrare per l’ennesima volta – almeno un pochino – il fianco di fronte a gente tanto energica che a trattare non ci penserà mai e poi mai. Non perché la ratio dichiarata dal titolare del dicastero sia assurda in senso assoluto, ma perché dall’altra parte non c’è alcuna voglia di ragionare o di moderarsi. Basta vedere la letterale invasione nelle serie televisive e nei film di elementi Lgbt ed omosessuali, talmente pervasiva da rendere la sproporzione con la realtà davvero impressionante, a meno di non essere ciechi (senza contare quanto la realtà di oggi sia affetta dal fenomeno dell’emulazione che rende – proprio numericamente – le coppie omosessuali molto più presenti rispetto al passato). Insomma si può anche festeggiare, per il momento. Ma il futuro è tutt’altro che roseo e chi pensa di aver vinto è davvero molto ingenuo.
Stelio Fergola