Roma, 24 ott – La rivoluzione sessuale è stata un fallimento. Totale e senza appello. Lo dicono i numeri, da anni. Ma lo ribadiscono anche gli aggiornamenti, come quelli pubblicati da poco dall’Huffington Post sugli ultimi testi che si sono interessati alla question.e Il grande messaggio di Woodstock (e di altre realtà, ma citiamo quella più popolare) “fate sesso in maniera libera” si è rivelato essere una prigione. E bisogna prenderne atto a meno di non voler vedere la realtà.
Rivoluzione sessuale novecentesca, un fallimento di portata epocale
La premessa necessaria è che chi scrive non è certamente un santo, un monaco o un casto. Come quasi nessuno in questo mondo, in qualsiasi epoca o in qualsiasi realtà. Il sesso è un motore energeticamente imponente delle società umane, non fosse altro per i suoi connotati biologici e naturali. Dunque, ci interessano poco le prediche moralistiche o filocattoliche. Ci interessa poco idealizzare il passato con il classico “si stava meglio quando si stava peggio”: i limiti esistevano eccome nella società “a guida cristiana”, esattamente come in qualsiasi epoca storica umana. L’unica cosa che ci preme è di evidenziare la realtà di un flop assoluto di cui non si capisce perché tutti ancora continuino a seguire i mantra: la rivoluzione sessuale, o sedicente tale, promossa nella seconda metà del secolo scorso.
Una presunta svolta che si proponeva un obiettivo chiaro, al netto di ipocrisie e di giri di parole: liberare maggiormente la sessualità per darle uno sfogo potenzialmente illimitato. Salvo una prima fase di entusiasmo ed effettiva liberalizzazione (avvenuta tra gli anni Settanta e gli Ottanta), successivamente ci si è compressi nell’affannosa ricerca di una “novità di massa” – essenziale per la sfera sessuale – senza soluzione di continuità, in grado di generare il suo esatto opposto: il calo del desiderio in un numero sempre più crescente di giovani e di adulti. Si fa sesso meno di prima, meno che nella “terribile società” ispirata dai dogmi e dalle restrizioni cattoliche, e il motivo è uno solo: la troppa libertà. Un approccio filosofico che ha raggiunto un solo risultato tangibile: l’eliminazione del desiderio, della fantasia, della scoperta. Essenziali nel sesso, che nell’assuefazione trova la sua morte. Sotto praticamente ogni aspetto: immaginifico, pratico, sociale. Si fa meno sesso perché il sesso non si fa desiderare né figurare, ma viene spiattellato in faccia a tutti alla prima occasione utile. Chi è in grado di procurarselo più facilmente rischia spesso di assuefarsene, essendo portato a volere sempre nuove situazioni per ricavarne eccitabilità, chi ne è lontano affoga nella pornografia e nelle dipendenze, deturpando la sua natura sotto altri aspetti.
Numeri imbarazzanti di una società sempre più asessuata, spenta, morta: il contrario della vita
Leggendo i dati degli studi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni non si può che ricavare una sola immagine: quella della morte. Quella dell’impotenza crescente tra gli uomini e della frigidità totalizzante tra le donne, a dispetto di messaggi massificati che vanno nelle direzioni opposte. Si parla a tutti gli effetti di “recessione sessuale” e i numeri non mentono: secondo gli ultimi studi, riferendoci solo al contesto statunitense, l’americano medio fa sesso almeno nove volte in meno che negli anni Novanta. Non è difficile capire il perché: di sesso se ne trova fin troppo. Praticato o visionato. Addirittura scritto, con pratiche che possono riguardare tutti (di nuovo, chi vede un sermone in questo pezzo non capisce né comprenderà mai il problema). Siamo dominati da impotenti, da uomini sempre meno uomini e da donne sempre meno donne, in un’era – quella della fluidità totale e degli assalti Lgbt alla stessa natura dei sessi – che continua la sua corsa inarrestabile verso la morte. Ci sono due modi per reagire a questa situazione: prendendone atto o facendo finta di nulla. Ossessionandosi ancora contro le restrizioni di una vecchia morale cristiana che non restringe più nulla e passata a miglior vita da decenni. Sullo sfondo, l’unica verità incontrovertibile: Woodstock ha fallito, e pure di brutto.
Stelio Fergola