Roma, 20 mag – La Repubblica del Congo (da non confondere con la Repubblica Democratica del Congo) è il terzo produttore di petrolio africano e questo risultato è stato possibile anche grazie all’Eni che opera in questo Paese africano da 50 anni.
Negli ultimi mesi, la Repubblica del Congo ha ricevuto l’attenzione del governo italiano, con cui ha stretto accordi commerciali per la fornitura di petrolio e gas naturale al fine di trovare fornitori alternativi alla Russia. Accordi che rientrano nel più ampio Piano Mattei per l’Africa.
Repubblica del Congo, là dove l’Eni rappresenta il futuro
Per quanto importante, la produzione di idrocarburi rischia di creare problemi visto che espone l’economia a oscillazioni dei prezzi su cui la nazione africana non ha controllo. Per tale motivo, il governo della Repubblica del Congo intende diversificare la sua economia puntando sull’agricoltura, sull’industria, sul digitale, sull’immobiliare e sul turismo.
Il piano di industrializzazione punta a sfruttare le risorse minerarie non petrolifere e ad aggiungere valore a questi minerali trasformandoli in prodotti ad alto valore aggiunto. Anche in questo caso l’Eni ha svolto un ruolo importante, iniziando la costruzione di un impianto che permette la trasformazione del gas estratto nel Paese in gas naturale liquido che verrà esportato non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei. Quando questo impianto sarà operativo, nel 2025, produrrà 3 milioni di tonnellate di GNL all’anno.
Come reso noto dall’Eni, l’intesa prevede “l’accelerazione e l’aumento della produzione di gas in Congo, in primis tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto (GNL) con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate all’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi / anno). L’export di Gnl permetterà di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese”.
Giuseppe De Santis