Roma, 14 ottobre – Uno striscione esposto davanti al Colosseo ieri notte ha mandato in subbuglio i soliti schemi preconfezionati: il Blocco Studentesco infatti – movimento giovanile di CasaPound Italia – ha voluto lanciare un messaggio forte in quello che sembra il solito piatto conformismo di destra e sinistra rispetto ai temi di politica internazionale.
Saltano gli schemi
Nella nota rilasciata dal movimento si esprime la volontà di contestare una “linea politica che rappresenta repressione, oppressione ed occupazione”. Quale? Quella del partito di maggioranza della Knesset – il Lykud israeliano – che a Roma è stato invitato al “Raduno delle destre europee” insieme a rappresentanti del Partito Repubblicano, ma anche il francese Rassemblement National, l’ungherese Fidesz e il tedesco AfD. Tutti partiti che secondo gli studenti che hanno esposto lo striscione “hanno come comun denominatore l’essere filorussi ed antieuropei”. Nello striscione i militanti hanno voluto lanciare un messaggio trasversale: “Free Palestine, free Golan, free Artsakh“. Una triplice scelta che ha mandato in tilt giornali e titolisti, che è stata motivata dall’appoggio che Israele fornisce attivamente allo stato azero contro le comunità armene del Nagorno-Karabakh; dalla “storica” occupazione della regione del Golan ai danni della Syria e i continui bombardamenti sulle sue strutture strategiche e civili; dall’assedio militare ed economico che Israele mantiene sulla Striscia di Gaza. “Nessun giovane Europeo oggi – inizia la nota del movimento – può vedere Israele e Stati Uniti come interlocutori accettabili per una politica di stabilità euro-mediterranea in chiave sovrana. Tantomeno partiti che hanno come comun denominatore l’essere filorussi ed antieuropei. La sistematica destabilizzazione portata avanti in questi anni dalla Knesset in Syria, Giordania, Palestina ed Armenia ha causato oltre ad un continuo e sottaciuto genocidio del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, un fenomeno migratorio che si è riversato sull’Europa con l’ombra lunga dello Stato Islamico. Un’organizzazione terroristica – ricordiamo – protetta e foraggiata dagli Israeliani insieme a Stati Uniti, Turchia e Arabia Saudita in funzione anti-Siriana. Un’organizzazione che in poco meno di dieci anni ha causato centinaia di morti a Parigi, Nizza, Barcellona, Londra, Manchester, Bruxelles e Stoccolma – solo per citare gli attacchi maggiori – battezzati nel 2015 con il sangue della gioventù francese”. Poi la chiosa che invita gli studenti e i giovani a liberarsi degli schemi imposti: “I giovani devono sapere che in Italia e in Europa non ci sarà mai spazio per gli stati imperialisti e i loro apologeti: che si chiamino Russi, Americani o Israeliani non accetteremo mai linee politiche che rappresentano repressione, oppressione ed occupazione. La scelta di campo sposata dalla destra dimostra ancora una volta la miopia politica di una classe dirigente che non vede altra possibilità di dialogo se non dentro gli schemi imposti da altri. La gioventù nazional rivoluzionaria europea deve tracciare una linea di demarcazione netta da questa linea politica estera che ci vede solo come subalterni: è una visione profondamente ed essenzialmente anti-europea”.
La Palestina non è roba da compagni
Se infatti la questione Palestinese è divenuta nel corso del tempo una battaglia pelosa e stracciona della sinistra più o meno movimentista, questo non vuol dire che sia facilmente trattabile solo con il pieno ed incondizionato appoggio allo Stato Ebraico. Eppure è questo che sembra passare a più livelli nella scena sovranista europea, come se questo fosse l’accreditamento necessario ed inviolabile che rende, a cascata, tutte le altre posizioni accettabili. Non è nemmeno logico considerare la questione come puramente religiosa: “gli arabi ci hanno buttato giù le torri gemelle quindi si meritano i bombardamenti“, questo sembrano pensare molti. Ma i palestinesi ed Hamas cosa c’entrano con l’Isis, Al Qaeda o Talebani? Nulla. Anzi, come hanno ben ricordato i ragazzi del Blocco Studentesco organizzazioni come Daesh sono state strumenti di Israele e Turchia contro Assad e contro l’Europa: vi ricordate il ricatto migratorio? Insomma il movimento sembra invitare ad un ragionamento complesso che non veda esclusivamente ogni ragazzo con la bandiera palestinese come un nemico comunista, soprattutto sembra voler aprire gli occhi sugli “altri” oppressi dal tallone a sei punte che invece, au contraire, vengono completamente dimenticati dalla narrazione della sinistra, anche quella più militante. Il punto – come spesso accade – sta nel coraggio della terza posizione che i ragazzi del Blocco auspicano: “L’Italia e l’Europa devono trovare subito una via autonoma che valorizzi veramente il Mediterraneo: dal commercio alla sicurezza, dalla cultura alla religione. Solo così potremo aspirare ad una sovranità senza padroni che possa ispirare un nuovo periodo di libertà e giustizia sociale”.
Sergio Filacchioni