Roma, 28 ott – Ovviamente la protagonista è una donna transgender. Si tratta di Danielle Laidley, ex giocatore e allenatore di football australiano prima noto con il suo vero nome: Dean James Laidley, entrata a far parte delle cento donne più belle del mondo, aggiudicandosi il novantaduesimo posto. Questo è quanto risulta dalla lista riportata su Magazine.
Danielle Laidley, storia di un trans che ha invaso il mondo femminile
L’ex giocatore ha iniziato la sua transizione di genere nel dicembre del 2019. Una nuova identità che sarà sotto gli occhi di tutti per errore, ossia quando, nel 2020, sono state diffuse una serie di foto segnaletiche dopo un arresto legato alla droga.
Una scelta di bellezza “in rosa” che ha scatenato non poche polemiche. Tra queste basti pensare al commento di Oli London, nota per la detransizione dopo essersi identificata come donna transgender, la quale ha puntato il dito sul passato di Laidley. «La novantaduesima donna più sexy del mondo, secondo Maxim Magazine Australia – ha scritto Oli London – è stata arrestata nel 2020 per aver perseguitato una donna e averla bombardata con chiamate e messaggi minacciosi.
Dani Laidley, un uomo biologico, ha inviato alla sua vittima cento messaggi e chiamate minacciose includendo minacce di violenza e di ‘speronare’ la vittima con la sua macchina. Pensate che un uomo che perseguita le donne meriti di essere celebrato come la novantaduesima donna più sexy del mondo?». Ovviamente non poteva mancare la risposta al commento politicamente scorretto ricorrendo alla melassa politicamente corretta con sfumature arcobaleno.
Come quella data dalla conduttrice radiofonica Dana Loesch che «non sa cosa significhi sexy o cosa sia una donna». Se le cose stanno così, giusto ricordare alla fata madrina della comunità Lgbt la differenza uomo donna e cosa rischia quest’ ultima nel ritrovarsi in luoghi per sole donne con donne transgender.
Il delirio Lgbt e i suoi danni
Partiamo dalle carceri: basti pensare, ad esempio, a quanto è successo in Scozia dove, lo scorso gennaio, Adam Graham, in seguito diventato Isla Bryson per aver intrapreso un processo di transizione, è stato dichiarato colpevole di avere violentato due donne nel 2016 e nel 2019. Ma proprio perché è passato da Adam ad Isla, il trans ha chiesto di poter scontare la pena in un carcere femminile.
Alla prima udienza del tribunale, il trans si era presentato come un uomo rasato, dal viso tatuato, ma adesso è diventato magicamente una donna con il caschetto biondo e il giubbotto rosa. Sebbene la legge scozzese sull’autoidentificazione di genere permette di cambiare sesso con una semplice autocertificazione, senza bisogno di una diagnosi medica, il caso di Isla Bryson ha mosso molte polemiche perché, come ha spiegato Sandy Brindley, amministratore delegato di Rape Crisis Scotland, è la prima volta che una donna trans viene condannata per stupro di donne in Scozia. «E se qualcuno è stato condannato per un grave reato sessuale, non dovrebbe essere detenuto con la popolazione femminile in generale».
Ne sanno qualcosa le detenute vittime degli episodi segnalati negli ultimi tempi, riportati dal sito Women are human: Nel carcere femminile della California centrale, ad esempio, Richard Masbruch ha cambiato il suo nome in Sherri. Si è mutilato i genitali in vario modo e nel 2005 ha iniziato a ricevere ormoni femminili. Trasferito nel carcere femminile di Chowchilla è stato accusato di violentare le donne con oggetti estranei ferendole gravemente.
Non per nulla, l’uomo era stato arrestato per aver violentato e sodomizzato una donna. Andiamo in Canada dove Madilyn Rebecca Harks, molestatore seriale, ha confessato circa duecento reati sessuali contro sessanta vittime minori.Secondo il Vancouver Sun , nonostante abbia subito un intervento chirurgico di riconfigurazione genitale, ha aggredito sessualmente due detenute che avevano un aspetto infantile.
La misoginia è roba da “inclusione”
Non sono mancati episodi simili anche nel Regno Unito, in Costa Rica ed in Argentina. Che dire… A quanto pare la differenza uomo/donna esiste, eccome! Tanto quanto esiste la violenza sulle donne che, come si può amaramente constatare, non sta solo nello stupro del “maschio bianco etero cis” ma anche e soprattutto nella cancellazione della donna, in quanto costantemente sostituita dal sesso maschile in ogni suo aspetto.
A riguardo, ne è un’inconfutabile prova, il museo delle donne danese che ha cambiato nome per divenire «inclusivo», passando da Kvindemuseet a «Gender Museum» E, per “omaggiare” maggiormente le donne, nella sala principale del museo è stata piazzata una scultura alta più di tre metri che ritrae un uomo nudo che dispone di tratti e genitali maschili ma anche di seni femminili. L’uomo tiene in braccio un bambino piccolo e lo «allatta». Ebbene sì, anche cancellare le donne è misoginia. Una misoginia ancor più subdola e quindi pericolosa perché esercitata in nome di nobili valori come l’inclusività.
Nemes Sicari