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“La lotta contro il patriarcato che non c’è più è la lotta contro il maschio che vorrebbe esserci ancora”: parla Langone

by Lorenzo Zuppini
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Camillo Langone patriarcato

Roma, 25 nov – Giornalista, scrittore, esperto d’arte, cultore del bello esperto di vini, esperto di cibo, meglio se estremo, Camillo Langone di certo non si confonde tra i miasmi del politicamente controcorrente, ma anzi sa andare spesso e volentieri controcorrente. Oggi che è ovunque un trionfo di banalità in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ne abbiamo approfittato per fare con lui due chiacchiere e cercare di respirare un po’ di aria fresca.

Innanzitutto, Camillo, come stai? E come stai in questa giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne?

Sto benissimo, grazie, sto talmente bene che non sapevo nulla di questa giornata che dici tu, io sono cattolico e oggi per me è Santa Caterina di Alessandria.

Leggevo ieri l’articolo di Luca Ricolfi sul Messaggero. Spiegava come, tecnicamente, non esista più il patriarcato e come, inaspettatamente, meno patriarcato significhi più violenza sulle donne. Noi uomini siamo incapaci di accettare questo mutamento della società o sono le donne incapaci di accettare ciò che è sempre stato?

La lotta contro il patriarcato che non c’è più è chiaramente la lotta contro il maschio che vorrebbe esserci ancora. Detto questo, l’espressione “noi uomini” mi piace poco e mi rappresenta meno, sono talmente misantropo che voglio fare parte per me stesso. Analogamente, non mi piace la categoria politica “donne”. Amare una donna significa considerarla per sé stessa, non come rappresentante di una categoria: l’amore è apolitico, è infastidito dalle generalizzazioni.

Secondo te non è nella natura dell’essere umano voler colonizzare e conquistare, sia un nuovo continente e sia una donna che si desidera?

Sto leggendo Cioran, come mi capita spesso, e un po’ vilmente e un po’ pigramente ti rispondo con una sua frase: “Quando non si invade più, si acconsente a essere invasi”.

La parlamentare Michela Vittoria Brambilla sta esultando per l’inasprimento delle sanzioni per l’uccisione “non necessaria” di un animale. Ti chiedo cosa ne pensi e ti chiedo se l’uccisione del feto tramite aborto sia invece definibile come “necessaria” e dunque apprezzabile.

Che sia lecito uccidere un bambino (per me il feto è un bambino) e non un animale dice perfettamente lo stato comatoso della nostra società.

Trump somiglia ad un patriarca all’interno della sua famiglia, sostiene l’industria delle armi e quella petrolifera. Cosa pensi di lui?

Trump, così come Musk, è uomo piuttosto articolato. Io che non sono americano e che non posso conoscerne tutte le sfaccettature, di Trump, così come di Musk, apprezzo la battaglia per la libertà di espressione. Quella libertà che i liberal americani e i sinistri europei non possono soffrire.

Riscriveresti quell’articolo su Libero del 2011 intitolato “Togliete i libri alle donne”? Potrebbero bruciare la tua fotografia insieme a quella di Valditara la prossima volta.

Certamente. In quell’articolo parlavo della correlazione inversa fra istruzione femminile e fecondità, ossia parlavo di dati ricavati dagli studi demografici. I manichei, i dualisti, i semplificatori non hanno letto l’articolo e si sono attaccati al titolo che, com’è d’uso nei giornali, venne scritto in redazione e non da me.

Cerchi mai, oltre agli eccellenti pittori, anche gli eccellenti pensatori?

Eccome. Solo che il pensiero è perfino più censurato della pittura e dunque mi è più facile organizzare mostre di pittura che festival del pensiero. Per capirci, a me Instagram censura perfino il cancelletto #cristianesimo, oggi un festival del pensiero libero lo si potrebbe promuovere solo con dei volantini.

Lorenzo Zuppini

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