Roma, 2 apr – C’è forse solo una cosa che mi dà più fastidio delle battaglie “facili” (quelle per intenderci dove dici di salvare il mondo e Mentana ti fa l’applauso): sono i cartelli individuali alle manifestazioni. Una roba che fino a poco tempo fa era relegata ai telefilm Usa, dove il cliché erano i 10 sfigati armati di cartelli che protestavano fuori da un tribunale per un motivo x (le accuse a un pedofilo, una fabbrica causa di tumori, multinazionali malvage e cose così).
Una moda Usa
Il risultato dell’importazione di questa voga americana, unita all’autoreferenzialità da social network e condita qua e là con un po’ di quella volgarità gratuita marchio di fabbrica di antifascismo e femminismo, è una liceale di 15 anni che manifesta “per il clima” con un cartello tipo “sfonda la mia fr**a, non il pianeta”, “+ sb**a meno Co2”, “trivellami il c**o non la Terra”, “più boc***ni meno Salvini” e via discorrendo.
Sì, in parte i cartelli c’erano anche decenni fa (soprattutto alle manifestazioni delle femministe che infatti hanno sempre fatto schifo), ma non erano quasi mai individuali ed erano messaggi politici connessi alla ragione della manifestazione.
Più il piano passa da quello della battaglia politica e sociale a quello del diritto (capriccio) individuale o dell’istanza dozzinale (la fame nel mondo), più la presenza in piazza è finalizzata a finire nella gallery di Repubblica, nei meme di Facebook o in una storia di Instagram.
Per i gilet gialli niente cartelli
Non è un caso che nelle manifestazioni dei gilet gialli i cartelli sono molti di meno, se ci sono spesso riportano frasi contro Macron o istanze, deficitano invece gli adolescenti che chiedono di farsi infilare oggetti nell’ano in cambio dell’aumento del salario minimo. Non si contano invece gli arresti, i feriti gravi, i morti, il numero costante di mobilitazioni. La differenza tra il conflitto e la sfilata, tra la realtà e il social network.
Davide Di Stefano
4 comments
quando sarai più grande, cocca, magari più matura (si spera), chissà se non dovrai vergognarti di aver sbandierato le tue “inclinazioni” ai quattro venti. O forse sei in cerca di clienti per allargare il tuo…ehm.. giro di affari…
“Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.”
[…] Fonte clicca qui […]
Dovevano avere tra i 14 e i 18 anni nel 44, in Ciociaria… Chissà… Forse i loro sfinteri e i loro orifizi, oggi spudoratamente esibiti come “intimità” senz’ altro antifasciste, brucerebbero ancora…..