Roma, 29 mar – Il 9 marzo 2020 l’Italia si chiudeva in lockdown a causa della pandemia da Covid. Il “lockdown totale generalizzato” – come amava pomposamente definirlo l’allora premier Giuseppe Conte – ebbe fine dopo oltre due mesi, il 18 maggio: a distanza di cinque anni, ha lasciato strascichi che sono purtroppo ancora ben visibili nella nostra società. Dove, come praticamente in quasi tutta quella occidentale, sembra non esserci più spazio per lo spirito d’avventura.
Le conseguenze sugli adolescenti
Innanzi tutto va sottolineato che dopo il 18 maggio, se possibile, le cose peggiorarono. Questo perché ci ricordiamo bene che lo Stato divenne maestrina in grado di premiare o punire i cittadini (ma forse sarebbe meglio dire sudditi…) con quel sadico strumento del Green Pass. E con tutta una serie ridicola di provvedimenti che andavano dalla possibilità di poter bere seduti e, dopo magari una settimana, al suo esatto opposto!
Sicuramente la categoria a risentirne maggiormente è stata quella degli adolescenti (vale a dire gli uomini di domani). Terrorizzati da media, scuola e genitori, si sono visti privati di ciò che a quell’età dovrebbe essere uno dei principali motori della loro esistenza: lo spirito d’avventura.
Libri e film
Ricordo che da bambino i primi libri ai quali mi sono avvicinato erano proprio quelli che portavano la mente lontano dal proprio territorio di sicurezza. Le avventure cavalleresche di Re Artù e i suoi cavalieri della corte di Camelot, Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain, L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, tanto per citare i primi titoli che mi vengono in mente.
Poi i film avventurosi al cinema con mio papà prima e i miei amici poi… Tutte storie che cercavamo di rivivere nella nostra piccola quotidianità cittadina, tra una partita di calcio e l’altra. A scuola ho poi iniziato ad interessarmi ai poemi omerici (quali migliori storie avventurose possono esistere?), ai romanzi di formazione, alla Divina Commedia di Dante Alighieri e a I Promessi sposi di Alessandro Manzoni…
Lo spirito d’avventura: i moderni viaggi di formazione
Potrei restare qui ore a ricordare tutto ciò che mi portava con la mente altrove. E che poi, passando all’adolescenza, mi ha fatto avvicinare al mondo ultras ed alle sottoculture giovanili. Ovvero mondi che vedevo come la versione moderna dei viaggi di formazione che, fin dagli albori della civiltà, traghettavano l’individuo dalla fanciullezza all’età adulta.
Ora siamo nel 2025 e noto che lo spirito d’avventura vada sempre più scomparendo in tutte le fasce della popolazione. Fin dalla tenera età viene insegnata la messa in sicurezza dell’individuo, la ricerca esasperata del rischio zero. L’individuo è un buon cittadino se è “resiliente”, vale a dire se è in grado di subire qualsiasi angheria come Fantozzi (che proprio in questi giorni festeggia 50 anni al cinema), ma godendone quasi pure.
Per non perdere la speranza
Ecco quindi che l’Unione Europea ci mostra come preparare con il sorriso la “borsa della resilienza”: con un bel coltellino svizzero potremo resistere ad una guerra per 72 ore! E dopo le 72 ore? Non ci è dato saperlo. Inoltre i giovani trascorrono sempre più serate in casa ed i locali notturni sono ogni settimana più deserti. E certo la sicurezza sempre più precaria delle nostre città in questo non aiuta…
Si creano quartieri ghetto, zone anti movida, zone rosse e poi ci si lamenta se diventano tipo la Ghost Town descritta dalla band ska inglese degli Specials, più simili alla Deadwood del Far West che alla Milano da bere anni ’80. Ma non perdiamo la speranza, se dovremo lottare contro i mulini a vento, saremo qui a farlo ogni giorno, proprio come dei moderni Don Chisciotte.
Roberto Johnny Bresso