Roma, 20 ott – Come era previsto, la crisi in Germania non era solo della Volkswagen che ha 500.000 auto invendute e che deve chiudere degli stabilimenti in proporzione delle mancate vendite. Hanno annunciato pesanti riduzioni e licenziamenti nella catena di alimentazione dell’automotive anche la Bosch, la ZF, la Brose, la Shaeffler e la Continental.
Tutti colossi tra i 30.000 e i 100.000 dipendenti. L’automotive rappresenta il 16% del Pil tedesco e quindi già questo rappresenta una grossa fetta della crisi, ma altri settori, a partire dal chimico (es. BASF), stanno seguendo il declino in corso.
Perché sta succedendo
Perché i tedeschi sono, insieme ai liberal americani, i maggiori artefici della globalizzazione, utile a instaurare l’Ordine Mondiale Liberale, e, per realizzare il loro disegno, hanno trasferito gratuitamente tecnologia ai terzisti cinesi al fine di creare una competizione con le aziende europee non protette dai dazi. Colpendo per prime le aziende italiane. Insomma, volevano farci competere coi cinesi (e con gli indiani). La Cina dopo aver incamerato questa tecnologia, in cambio, aveva iniziato ad acquistare prodotti europei, essenzialmente prodotti tedeschi e francesi.
Ma adesso, grazie ai regali, i cinesi si sono resi autonomi e indipendenti nella ricerca scientifica, e hanno iniziato a ridurre drasticamente gli acquisti di prodotti europei. Per esempio, l’acquisto di automobili si è ridotto in quattro anni dal 50% al 30%. E diminuirà ancora. Mentre, presto, le auto cinesi in Europa potrebbero arrivare al 10% delle vendite totali, ovvero a 1.500.000 di vetture all’anno. Grazie Germania e grazie Draghi, come credevate che sarebbe andata a finire?
Come vorrebbero riparare la Von der Leyen e Draghi
Con la scusa della transizione green, vorrebbero stampare altri 800 miliardi da regalare alle industrie tedesche, dopo averne già stampati 1.800, con la scusa della pandemia, senza che si sappia che fine abbiano fatto. In Italia sono arrivate le briciole. E la Meloni, Crosetto e Giorgetti, muti.
Cosa succede se la Germania crolla
L’Italia è il primo terzista produttivo della Germania e quindi, se la Germania crollasse, ovviamente l’onda del terremoto arriverebbe fin da noi. Già in Piemonte si sente con uno 0,7 di Pil in meno.
Detto ciò, sarebbe ora di rimettere a posto alcune incongruenze:
- Piantiamola di dire che l’Italia è la zavorra dell’Europa. È vero che soffriamo di governanti ladri da molte generazioni, ai quali sopperisce lo spirito italico in termini di grinta e tecnologia. Con quei governanti, prima o poi, dovremo regolare i conti internamente.
- Basta con Berlino (e con i suoi satrapi, anche italiani) che deve prendere le decisioni per tutti. Con la globalizzazione hanno combinato abbastanza guai.
- Con i 1.800 miliardi spariti durante l’era Covid e con gli 800 che vogliono stampare adesso, o tutti i debiti diventano comuni o l’Italia deve poter monetizzare i propri con qualche formula a scelta.
Carlo Maria Persano