Roma, 17 giu – Secondo la Coldiretti, un quinto del territorio nazionale è a rischio desertificazione “a causa dei cambiamenti climatici con prolungati periodi di siccità, ma anche del progressivo consumo di suolo e della mancata valorizzazione dell’attività agricola nelle aree più difficili”.
Giornata mondiale lotta alla desertificazione
Oggi è la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e proprio in questa occasione l’associazione degli agricoltori italiani lancia l’allarme. Il Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici ha rilasciato dei dati negativi per la nostra penisola: “entro fine secolo in Italia la temperatura potrà aumentare tra 3 e i 6 gradi” secondo il rapporto di tale centro. Questo aumento della temperatura andrebbe di pari passo ad un’estremizzazione generale del clima, sia quello freddo (che riguarda dunque le precipitazioni) che quello arido. L’estrema drammaticità di questa situazione si è ben evidenziata nel corso del primo quadrimestre di questo anno: la siccità è dovuta alle scarse precipitazioni, almeno 1/4 in meno rispetto all’anno precedente – e questo a dispetto del mese di maggio funestato da grandinate e temporali che altro non hanno sortito, come effetto, che quello di colpire negativamente le coltivazioni.
Agricoltura prima vittima
Secondo Coldiretti, infatti “la siccità è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio. Su un territorio meno ricco e più fragile per l’abbandono forzato dell’attività agricola in molte aree interne si abbattono gli effetti dei cambiamenti climatici, favoriti anche dal fatto che l’ultima generazione in 25 anni è responsabile in Italia della scomparsa di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia ad appena 12,8 milioni di ettari”.
Parola chiave: prevenzione
La soluzione, sempre secondo Coldiretti, sarebbe in “un cambio di passo nell’attività di prevenzione: bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. “L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – ammonisce Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – come si tratti di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Servono – conclude la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.
Ilaria Paoletti
1 commento
Come al solito, si sono “dimenticati” di rilevare come l’incremento della quantità di popolazione dimorante incida sulla resilienza di un’area soggetta a rischio di desertificazione. Il che, per l’Italia, significa una cosa ben precisa, visto che l’incremento della popolazione è dovuto ESCLUSIVAMENTE ai moti migratori in ingresso. Forse proprio da quello nasce la “dimenticanza”.
Da tenere in debito conto: già al momento attuale abbiamo un drastico deficit alimentare. A leggere le previsioni dell’articolo, quel deficit peggiorerà. Proprio in un momento storico nel quale è lecito aspettarsi che chi ci vende quel che ci serve per mangiare si ritrovi a non poterlo più fare, o a richiedere cifre che non ci possiamo permettere.
Homo “sapiens”… mah…