Roma, 5 dic – Quarto e ultimo capitolo dell’inchiesta sulla sovranità energetica dell’Italia e dell’Europa e sugli scenari energetici globali. Economia globale, fonti rinnovabili e non e scenari futuri sostenibili, questo e molto altro nel lavoro del Prof. Gian Piero Joime. (IPN)
(Link al primo capitolo – Link al secondo capitolo – Link al terzo capitolo)
Come abbiamo detto l’Europa nel suo complesso subisce una forte dipendenza energetica soprattutto per le importazioni dell’energia dalle tradizionali fonti fossili. Il grado di dipendenza energetica da fonti esterne varia notevolmente da uno Stato membro all’altro: tra i Paesi che dipendono maggiormente dalle importazioni energetiche troviamo i piccoli Stati di Malta (104,1%), Lussemburgo (96,9%) e Cipro (96,4%), ma anche l’Italia si colloca nella parte alta della classifica, con una dipendenza dalle importazioni del 76,9%, simile a quella riscontrata in Lituania (78,3%) e Belgio (77,5%), ben al di sopra della media europea (53,2%).
In particolare, in Italia quasi la metà della produzione nazionale di energia elettrica è legata al gas naturale. Lo sbilanciamento su un’unica fonte è all’origine dei costi più elevati dell’elettricità, che alla borsa Italiana vengono contrattati a prezzi del 20-30 per cento più elevati rispetto alla media europea. Per questo motivo l’Italia — dove l’energia nucleare è stata abbandonata già trent’anni fa, quando il nostro paese aveva un ruolo di avanguardia nello scenario internazionale, e l’idroelettrico è già stato ampiamente sfruttato — ha promosso, con meccanismi di incentivazione, la produzione da fonti rinnovabili che permettano di avere condizioni economiche paragonabili al resto d’Europa.
Proprio grazie ai meccanismi incentivanti, di fatto finiti con il governo Monti, nel solo 2011 in Italia sono stati connessi alla rete impianti fotovoltaici per oltre 9.000 MW, per una potenza cumulata di circa 13.000 MW, e l’Italia ha superato la Germania candidandosi a diventare il mercato più attraente anche per gli anni a venire a condizione che i cambiamenti normativi siano adeguati allo sviluppo sostenibile. Con l’introduzione degli incentivi del Conto Energia, il numero degli impianti di fotovoltaico è passato dai 7.676 del 2007 ai 341.658 del 2012; nello stesso periodo la potenza installata è passata da 80 MW a 13.002 MW. Al 31 dicembre 2014 gli impianti fotovoltaici installati in Italia risultano 648.418, cui corrisponde una potenza pari a 18.609 MW. Gli impianti di piccola taglia (potenza inferiore o uguale a 20 kW) costituiscono oltre il 90% degli impianti totali installati in Italia e concentrano il 18% della potenza complessiva nazionale. Nel 2014 sono stati installati impianti per una potenza totale di 424 MW. La taglia media degli impianti installati in Italia alla fine del 2014 è pari a 28,7 kW.
In un recente articolo apparso su Rinnovabili.it (Italia regina del fotovoltaico nonostante la morsa del governo, aprile 2016) si legge: “Nella classifica delle 22 Nazioni nel mondo in cui l’energia solare copre oltre l’1% dei consumi di elettricità, il Bel paese occupa il primo posto con un ottimo 8%. A riconfermare lo straordinario primato nostrano, notificato per la prima volta la scorsa primavera, sono i dati dello Snapshot of Global PV Markets 2016, elaborato dal Photovoltaic Power System Programme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA PVPS). Il nuovo rapporto,che confluirà nel PVPS Trends pubblicato nel mese di settembre 2016, rende conto di movimenti e numeri del mercato solare mondiale.
Mercato che oggi continua a crescere: lo scorso anno si è chiuso con un più 50 GW di nuova potenza installata che ha così portato la capacità fotovoltaica globale a quota 227 GW.
Il merito va a quelli che fino a ieri erano considerati i nuovi mercati (ma che oggi già non sono più tali). Cina e Giappone, da soli si sono resi responsabili di oltre la metà della nuova capacità aggiunta (rispettivamente con più 15,3 GW e più 11 GW), regalando alla regione Asia Pacifico – ma anche i 2 GW dell’India hanno contribuito – la fetta maggiore del mercato fotovoltaico. In altre parole qui si investe molto, qui si istalla molto, e con buona pace dell’industria mondiale, qui si fabbrica molto: tre delle cinque società che si spartiscono la top five 2015 dei maggiori produttori di moduli e celle sono cinesi (Trina Solar, JinkoSolar, JA Solar).
All’Occidente tocca in parte accontentarsi. L’Unione Europea e gli Stati Uniti rimangono ben distanti dalle perfomance sino-giapponesi, con 7 GW di crescita ciascuno, ma mentre per gli Usa si tratta di un dato in aumento, per l’UE rappresenta un valore in negativo in termini crescita assoluta, ovvero meno 18% da un anno all’altro.
Nonostante ciò, nel vecchio Continente il passato di generosi feed-in-tariff ha lasciato un segno positivo. Il report rivela che dei 22 Paesi il contributo del fotovoltaico al fabbisogno elettrico ha superato l’1%, il podio è tutto europeo: al primo posto, per l’appunto, l’Italia con un contributo dell’8%, seguita dalla Grecia a quota 7,4% e dalla Germania al 7,1%.
Difficile predire per quanto ancora il nostro Paese possa mantenere il primato: i vari rimaneggiamenti normativi introdotti dal Governo hanno frenato bruscamente la crescita solare. E così, tra gennaio e novembre 2015, il fotovoltaico italiano ha registrato una diminuzione del 32% della potenza degli impianti entrati in esercizio rispetto a quella del medesimo periodo del 2014, con un totale di 270 MW installati. Di buono c’è che oggi il maggior contributo alla crescita arriva non più dalle mega centrali, ma dagli impianti con potenza di picco sino a 20 kW tipiche del residenziale e dei fabbricati (rappresentano il 64% del totale installato del 2015) grazie al supporto di alcuni meccanismi previsti tra cui quello dei TEE e quello sull’autoconsumo. Di negativo invece, le revisioni apportate ad entrambi gli strumenti (primi fra tutti i SEU) e che inevitabilmente penalizzeranno il comparto.”
Per comprendere l’importanza delle rinnovabili nel mix energetico italiano, si osservi la tavola 7 sul bilancio energetico del primo semestre 2013, anno dove cominciavano a mostrare gli effetti degli incentivi del conto energia, comparato a quello dell’anno precedente. La produzione da fonti rinnovabili, sulla produzione netta, è risultata il 50,2% del totale (considerando che nella componente termoelettrico, almeno un terawattora è da biomasse): su una produzione di 22,7 TWh, circa 11,4 sono da fonti energetiche rinnovabili. Il superamento di oltre la metà della produzione da rinnovabili si era registrato anche a maggio 2013; per la precisione questa percentuale era stata pari quasi al 53% (11,9 su 22,5 TWh totali).
A giugno 2013 la produzione di energia da fonti rinnovabili nazionali ha coperto il 44,3% della domanda del mese. Da rilevare che la produzione da solare fotovoltaico, sempre nel giugno 2013, con 2,7 TWh è risultata l’11,9% di quella totale e ha permesso di soddisfare il 10,5% della domanda elettrica mensile. Nel complesso le energie elettriche da fonte rinnovabile (incluso quel TWh/mese da biomasse inglobato nel termoelettrico, che speriamo Terna fornirà presto come dato distinto) hanno rappresentato, nel primo semestre 2013, il 41% della produzione elettrica nazionale e il 35,7% della domanda di elettricità.
Il continuo calo della domanda e del termoelettrico, congiuntamente all’aumento della produzione delle rinnovabili portano ad evidenziare che a giugno 2012 la quota di rinnovabili sulla produzione netta era del 38,2%, a fronte del 50,2% registrato nello stesso periodo 2013; la quota di rinnovabili sui consumi totali era del 33,9%, a fronte del 44,3% registrato nello stesso periodo 2013. Inoltre, come si può notare, il termoelettrico nel 2013 ha avuto un crollo nella produzione (-22,8% rispetto al giugno 2012).
La sterzata anti incentivi iniziata con il governo Monti nel 2011, con il presunto scopo di ridurre il costo della bolletta mai tradotto in realtà, ha però bloccato uno sviluppo che, specie grazie agli alti investimenti pubblici del conto energia che avevano messo in moto un mercato prima inesistente, avrebbe potuto finalmente dare al nostro sistema paese una leadership nel settore energetico, e anche ridurre la dipendenza da fonti energetiche inquinanti e da pochi potenti fornitori, in un sistema globale che, come descritto anche nei precedenti paragrafi, sta ponendo non solo l’Italia ma anche tutto il continente europeo, in una situazione di sempre maggiore marginalità .
La conferma del declino del fotovoltaico nel nostro Paese arriva dagli ultimi dati diffusi da Terna. Il gestore della rete elettrica rivela che nel primo semestre del 2016 nel bilancio elettrico nazionale sono venuti a mancare ben 2,3 TWh da rinnovabili. La produzione fotovoltaica da gennaio a giugno del 2016 è stata del 13,1% inferiore, pari a 1,7 TWh in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. Nei primi sei mesi dello scorso anno il fotovoltaico ha coperto l’8,5% della domanda, mentre quest’anno si è fermato a quota 7,5%. Rispetto a giugno del 2015 lo scorso mese la produzione fotovoltaica è calata del 14,7%. Il segno meno si deve alla minore radiazione solare e a una perdita di efficienza del parco solare italiano. Secondo le stime dell’RSE il 2016 si chiuderà con un calo della produzione fotovoltaica di 3,3 TWh.
Gian Piero Joime
1 commento
Concordo con l’estensore dell’articolo, l’opera deleteria del governo Monti e seguenti …….stimolati dalla lobby del petrolio e del gas ……… se dipendesse da me li sottometterei a puntuali e approfondite indagini patrimoniali sugli arricchimenti fulminei di certi personaggi politici e dei loro diretti famigliari, sperimo che qualche Procura ci faccia un pensierino. Grazie per l’attenzione.