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Ipercapitalismo ed avanguardie: interpretare le nuove dinamiche

by La Redazione
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Roma, 13 nov – Nell’articolo apparso l’11 Novembre sul sito di KulturaEuropa a firma di Francesco Ingravalle dal titolo “Ipercapitalismo”, si evince lo sforzo che il Centro Studi omonimo sta compiendo nell’elaborazione di una nuova teoria di interpretazione di ciò che sta mutando nelle dinamiche del capitalismo più avanzato e di come questo cambi gli equilibri economici e sociali.

L’ipercapitalismo “muskiano”

Lo spunto ci è offerto da quanto avvenuto negli USA dove l’affermazione di Trump ha sicuramente potuto contare sull’appoggio economico e politico di Elon Musk e dei settori ”capitalfuturisti” che da qualche tempo ormai hanno assunto direttamente un ruolo politico, mettendo in crisi le tradizionali forme di rappresentanza. Salta la mediazione, salta lo schermo consociativo di partiti e sindacati e si afferma direttamente l’ipercapitalismo che assume su di sè un ruolo politico diretto.
A soffrirne, oltre al sistema rappresentativo classico è anche l’assetto del capitalismo di rendita che sicuramente può contare sull’aspetto finanziario classico ma che dovrà necessariamente contendere “il peso politico” all’ipercapitalismo produttivo in ascesa. Un ipercapitalismo che sembra privilegiare il terreno produttivo classico ma con un’approccio che oltre all’innovazione di prodotto, sembra assumere un profilo “visionario” capace di incidere sulla psicologia sociale e di sollecitare istanze “prometeiche”. La capacità di disegnare nuovi mondi e nuove frontiere è sempre stata la molla del capitalismo soprattutto tra fine Ottocento ed inizio Novecento , periodo nel quale sono fiorite le maggiori “invenzioni” e soprattutto l’affermarsi di un capitale globale fortemente incentrato sull’innovazione di prodotto, legato alla fabbrica ed alla capacità di far circolare le
merci (pensiamo al tessile e al manifatturiero inglese legate allo sviluppo coloniale). Proprio in questo quadro si svilupparono le prime forme di organizzazione delle classi lavoratrici salariate, come le forme di rappresentanza sindacali e partitiche che oramai sono diventate il pallido ricordo di quello che furono agli albori. Le trasformazioni capitalistiche hanno inesorabilmente inglobato il conflitto, erodendone le forme e soprattutto i contenuti, nell’ambito delle “compatibilità” economiche e sociali del
modello liberaldemocratico, privilegiando sempre più l’aspetto finanziario del capitale, privando di centralità la fabbrica e il modello di produzione fordista.

Il capitale si trasforma

Anche il ruolo degli Stati nazionali nella gestione dell’economia e di conseguenza nella gestione del conflitto sociale mediante la redistribuzione del reddito, si è andato progressivamente limitando, e dagli Anni ’80 del secolo scorso con la “Reaganomics” e il “thatcherismo” che hanno fortemente privilegiato la finanziarizzazione economica a scapito di quella produttiva. Oggi queste politiche sono periodicamente messe in discussione dalla loro evidente incapacità di assicurare coesione sociale e una solida base per il futuro e negli USA ed in Europa assistiamo a periodici tentativi di neokeynesismo, come recentemente testimoniato dal PNRR europeo o dal Inflation Reduction Act negli USA. L’ipercapitalismo in questo quadro in movimento sembra fornire una nuova frontiera ed una visione nuova che saltando la mediazione politica e sindacale , si offre come possibile alternativa in chiave “di imprenditoria cesarista”, anche grazie al massiccio ricorso all’AI e ai processi di digitalizzazione. Ovviamente se il capitale si trasforma, si trasforma anche la necessità di organizzazione della
politica e della rappresentanza dei lavoratori, in un mercato del lavoro sempre più segmentato, flessibile e intessuto di nuove figure lavorative che vanno a sostituirsi a quelle tradizionali ed ancora legate a vecchi paradigmi organizzativi. Comprendere ed intercettare le nuove forme di rappresentanza che possano interloquire e partecipare attivamente al processo ipercapitalista in atto, traendone opportunità e vantaggi, è uno dei compiti che un‘avanguardia di pensiero europea deve saper fare, anticipando i tempi e seppellendo una volta per tutte le strutture rappresentative dell’Ancien Regime, per
affermare un modello di Welfare direttamente partecipato dai lavoratori, soprattutto in un quadro di accelerazione ipercapitalista.


Centro Studi KulturaEuropa

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