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Intervista a Micalessin: “A L’Aquila parlerò della cattiva informazione in tempo di guerra”

by Stelio Fergola
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Micalessin intervista

Roma, 18 lug –  Gian Micalessin è uno degli ospiti più attesi de L’Aquila Città del Libro, fiera in programma nel capoluogo abruzzese dal prossimo 28 luglio fino al 30. Il cronista, uno dei più attivi come inviato praticamente alle origini della sua carriera, ha scambiato ancora una volta quattro chiacchiere con noi.

Intervista a Gian Micalessin, alla vigilia de “L’Aquila Città del Libro”

Micalessin, parliamo della tua conferenza al L’Aquila: ci puoi dare qualche anticipazione?

«Sicuramente la guerra sarà al centro, perché come è ovvio rappresenta un ampio spettro della mia esperienza professionale. Ho cominciato con il conflitto in Afghanistan nel 1979, quando le truppe sovietiche affrontavano i locali Mujahidin. Erano anni in cui i stavi via mesi, non c’erano telefoni satellitari o i collegamenti odierni: il tuo reportage arrivava quini paradossalmente già vecchio, anche nei mesi successivi. Ho vissuto le guerre nei Balcani, e lì già i tempi erano più veloci. Vivo i conflitti di oggi dove tutto è immediato, un servizio diventa “passato” dopo poche ore, vista la presenza di internet. Ma questo mette ancora più al centro il ruolo del giornalista».

Che opinione hai delle notizie e dell’informazione in tempo di guerra, concentrandoci su quella più pesante, ovvero lo scontro tra Kiev e Mosca?

«Penso che troppo spesso confondiamo le eventuali ragioni degli ucraini, ovvero il popolo che è stato invaso, con la verità. In particolare, il diritto a difendersi del popolo che fa capo a Kiev viene “traslato” in un monopolio delle dichiarazioni che provengono da quella parte dando per scontato che corrispondano sempre alla verità, quando evidentemente non è così. Così perdiamo qualsiasi capacità di analisi della guerra e dei suoi eventi. Si possono ricordare diversi esempi ormai clamorosi, come i gasdotti nei mari del Nord che secondo le prime accuse sarebbe stati fatti saltare addirittura dai russi contro i loro stessi interessi. Oppure il ponte di Kerch, che collega l’Ucraina alla Russia, che il Cremlino avrebbe colpito di nuovo contro sé stesso. O ancora la questione dei droni verso Mosca, che sarebbero stati una sceneggiata costruita ad arte da Putin. Su tutte le questioni in oggetto, è poi emerso l’ovvio, ovvero l’assenza delle responsabilità russe, soprattutto per mancanza di interessi propri».

Perché la questione dei droni non sarebbe responsabilità russa?

«Perché ci sono sei milioni di ucraini in Russia e non è così complicato trovare degli infiltrati in grado di renderli operativi dall’interno, senza fargli percorrere centinaia di chilometri per giungere nella capitale».

Per Micalessin c’è una differenza nell’equilibrio dell’informazione tra Occidente a guida Stati Uniti e la Russia rispetto al passato?

«Sì, c’è. Questo perché al tempo della guerra fredda, con la presenza dei blocchi, in Occidente brulicavano giornali e programmi che raccontavano costantemente il punto di vista di Mosca. Di conseguenza, la narrazione era più equilibrata, pur essendo impossibile renderla assolutamente veritiera tout court. Oggi ad Ovest praticamente esiste solo il punto di vista statunitense, e le possibilità di raccontare in modo equilibrato le vicende sono decisamente più basse. Oggi non ci interessa cosa pensi il nemico, e ad esempio raccontiamo della rivolta di Prighozin con le fonti ucraine, non analizzando mai il commento russo».

Si potrebbe sostenere che il comunismo aveva una capacità di infiltrazione nella cultura occidentale che la Russia attuale non possiede minimamente?

«Sicuramente sì, anche perché riscuoteva molti consensi in Occidente (si pensi all’Italia), ma l’equilibrio della narrazione ne beneficiava, perché godeva di uno spettro più ampio.».

Considerata la tua esperienza sui fatti mediorientali e nordafricani, come giudichi l’operato del governo sulla questione tunisina, alla luce della crisi sta sconvolgendo il Paese ormai da mesi?

«C’è un manifesto programmatico che è molto interessante, ovvero quello di riportare l’Africa al centro degli interessi nazionali: l’Italia è allungata nel Mediterraneo e deve farlo. L’accordo con il presidente Kais Saied è importante: abbiamo storicamente un ruolo in Tunisia che va rimarcato (si pensi ai tempi di Bettino Craxi). Giorgia Meloni in questo ha lavorato bene, consapevole dei rischi sia per l’immigrazione di massa che per eventuali rivolte islamiste a Tunisi».

Però il governo finora ha lavorato molto male sull’immigrazione di massa.

«Va anche ricordato come l’esecutivo sia stato preso in contropiede dalla situazione in Libia, dove fino ad oggi non c’erano flussi migratori in Cirenaica: improvvisamente si sono spostati in quella zona, complicando ulteriormente il quadro. Il governo deve poi fare i conti anche con l’Europa: che il blocco navale fosse inapplicabile lo sapevamo tutti, ma se si riuscisse ad ottenere un’intesa in Ue si potrebbe invertire la tendenza».

Micalessin cosa pensa del Piano Mattei? Tre gasdotti da sfruttare più i giacimenti del Mediterraneo orientale. L’Italia, in questo scenario tornerebbe a recitare un ruolo geopolitico oggi impensabile. Andiamo al succo: quanto è fattibile?

«Domanda interessante [ride]. Ovviamente dovremo guardarci dagli ostacoli esterni».

La Germania, mesi fa, aveva già affermato a chiare lettere che non avrebbe acquistato alcun gas italiano.

«È un problema, sì. Noi abbiamo abbandonato il Mediterraneo per trent’anni e oggi ne paghiamo lo scotto. Non è facile recuperare terreno. Dovremo stare in guardia non solo per gli interessi tedeschi, ma anche da quelli russi, cinesi e statunitensi. Non sarà facile, ma è giusto ricominciare a coltivare ambizioni».

Stelio Fergola

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2 comments

"A L'Aquila parlerò della cattiva informazione in tempo di guerra" - hotdays 18 Luglio 2023 - 3:08

[…] Source […]

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GianSavio 19 Luglio 2023 - 4:54

Per la guerra in Russia avete cannato , dovete tradurre il colonello MacGregor , Philips Graham , Pepe Escobar , colo Cassad : tutta gente che vive al fronte questa terribile esperienza dell’umanità e che pur essendo occidentale sa bene da dove pendono la forza dei fatti e degli eventi…cercate e informatevi grazie

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