Roma, 16 dic – Quando a fine maggio è stata inaugurata la megaraffineria costruita dal miliardario nigeriano Aliko Dangote, in molti hanno visto l’inizio di una nuova era per la Nigeria. Per capire il motivo di questa reazione pubblica, è importante considerare che la Nigeria, pur essendo il più grosso produttore di petroio dell’Africa, importa quasi tutti i carburanti consumati, visto che non possiede raffinerie che possano lavorare il petrolio estratto: ciò frena lo sviluppo di del Paese, dato che il governo deve usare la scarsa valuta pregiata presente per acquistare carburanti che potrebbero essere prodotti in loco, con la conseguente scarsità di valuta che ne deriva, la quale impedisce alle imprese nigeriane di importare ciò che serve per dare all’economia nigeriana una prospettiva di reale evoluzione.
La raffineria che potrebbe dare la svolta in Nigeria
Dangote ha visto in questa situazione una opportunità, al punto da investire 19 miliardi di dollari per costruire la più grande raffineria dell’Africa che è stata completata lo scorso maggio. Purtroppo problemi tecnici e la mancanza di forniture petrolifere ne avevano impedito l’avvio, ma lo scorso 7 Dicembre l’imprenditore ha ricevuto il primo carico di petrolio da 950 mila barili, inziando così il processo di raffinazione, oltre ad altri 6 milioni di barili che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.
La produzione attuale e le prospettive
Al momento la quantità di prodotti raffinati è solo di 350mila barili al giorno, ma quando la struttura avrà raggiunto la piena capacità potrà produrre 650mila barili di carburante: un quantitativo sufficiente non solo per coprire il fabbisogno della Nigeria, ma anche per poter esportare ad altri paesi africani, permettendo così di risparmiare la “solita” valuta pregiata e consentendo alle imprese di poter pianificare una prospettiva di reale espansione. All’inizio questa raffineria produrrà diesel, carburante per gli aerei e gas liquefatto ma nei prossimi mesi inizierà a produrre anche benzina.
Considerevole è anche il suo impatto occupazionale, visto che si calcola che la struttura creerà 100mila posti di lavoro, il che paradossalmente avrà un impatto positivo anche sull’ambiente, visto che produrre carburanti in loco causerà la riduzione dell’inquinamento da navi petroliere, di cui non ci sarà bisogno in massa come avviene al momento, senza contare che questa raffineria sarà dotata anche di un sistema per “sotterrare” l’anidride carbonica prodotta, a tutto vantaggio della quantità di emissioni prodotta.
Giuseppe De Santis